“L’innovazione deve portare a un cambiamento di mentalità nella PA”: lo ha detto oggi Luigi Nicolais, presidente del Centro Nazionale delle Ricerche in occasione della giornata di studi “Ricerca Scientifica e sviluppo competitivo dell’Ict” organizzata dalla Fondazione Ugo Bordoni (Fub) presso la sede del Cnr a Roma.
“L’Ict è al centro di un’innovazione radicale che riguarda l’intero sistema della PA, dalla sanità ai trasporti, dalla logistica alle reti energetiche” ha proseguito Nicolais, sottolineando che “i ricercatori del Cnr si occupano in modo molto ampio dell’Ict” proprio perché “abbraccia in maniera trasversale tutti settori della ricerca e sviluppo”.
Ricordando che la “ricerca è un fattore di innovazione”, perciò “è fondamentale difenderla e svilupparla”, il presidente del Cnr ha evidenziato come sia particolarmente importante “passare dalla ricerca all’applicazione dell’innovazione: per questo il Cnr è convinto della necessità di favorire l’interazione tra mondo della ricerca e dell’Università e quello delle aziende”.
Ma, a proposito di innovazione nella PA, Nicolais ha sottolineato che serve “un cambiamento di mentalità”. In particolare chi lavora nella pubblica amministrazione deve capire che “non è più possessore di dati, ma deve diventare condivisore di dati e questo diventa complesso perché implica un cambio totale del modo di lavorare. Purtroppo – ha rimarcato– è più un problema psicologico che tecnologico”. A suo dire la PA deve “passare dalla penna all’informatica: significa usare il computer non più come macchina da scrivere e cambiare il modo di lavorare, riorganizzare i processi produttivi, reingegnerizzare le regole”.
Parlando in particolare della ricerca scientifica in Italia, il numero uno del Cnr ha sottolineato che “oggi più che mai la competizione è soprattutto sulla qualità. Da noi – ha proseguito – c’è molta frammentazione tra enti e Università che fanno ricerca ma manca un sistema delle ricerca targato Italia. Così come manca il dialogo tra imprese, atenei ed enti pubblici. Dobbiamo fare tutti insieme uno sforzo – ha concluso – per parlarci e progettare insieme la ricerca”.