Si va verso un nuovo punto di equilibrio, nei rapporti tra Over the top e operatori, “perché la situazione attuale non è più sostenibile”. E “il nuovo scenario sarà probabilmente più favorevole agli operatori, rispetto all’attuale”, stima Luigi Prosperetti, professore ordinario di Economia Industriale all’Università di Milano Bicocca. La sfida sarà proteggere la forza innovativa di Internet, “ma si avvicina la fine per la sua eccezionalità storica: il suo essere la sola cosa che ha un costo invariabile a prescindere da come e quanto viene utilizzato”.
Qual è la via d’uscita più probabile con cui le telco possono rifondare il proprio modello di business?
Quale sia la più probabile non lo so, ma stanno provando diverse soluzioni. Qualche settimana fa l’operatore americano Comcast ha lanciato un’offerta che prevede un trattamento preferenziale per chi vede programmi televisivi all’interno della sua rete. L’utente non consuma i Gb inclusi nel tetto dell’offerta se resta all’interno del network rete di Comcast. È un sintomo che dal dibattito della net neutrality si sta passando a problemi evidenti: come remunerare i futuri investimenti nella rete.
Già, come?
Per anni in Europa gli investimenti nelle reti fisse sono stati ripagati dai ricavi dei servizi mobili e sono stati sostenuti dalla speranza di fare grossi ricavi con il traffico dati. Ma sul mobile i ricavi sono sempre meno importanti; gli operatori devono inoltre sopportare ora i costi per le nuove reti Lte. Ovvio che cerchino nuove strade. È una battaglia su due campi: regolamentare – come dimostra la proposta avanzata dall’Etno all’Itu -, e commerciale, come dimostra l’offerta di Comcast.
Che ne pensa della proposta Etno?
È molto radicale. Chiede di affiancare al criterio best effort uno concordato negozialmente tra Ott e operatori. Mi sembra molto drastico, tanto che penso sia una posizione negoziale.
Perché è drastico?
Perché cambia un pilastro fondamentale su cui si è sviluppata Internet finora, cioè il modello best effort. Per carità, tutto cambia, ma significa che gli operatori si approprierebbero di una parte dei profitti colossali degli Ott che vedono passare sotto il loro naso. D’altro canto, gli investimenti sono fatti soprattutto dagli operatori, i quali non hanno i mezzi per sostenere i piani che sarebbero necessari per la banda ultra larga in Europa. Gli Over the top hanno invece flussi di reddito importanti. Un accordo quindi prima o poi andrà trovato, commerciale o regolamentare. Non credo che le situazione attuale sia proiettabile in futuro: altrimenti, le telco smetterebbero di investire.
Ma quanto è rischiosa o ragionevole la proposta degli operatori?
È difficile rispondere. Se venisse approvata così com’è fiorirebbero gli accordi commerciali diretti. Ci sarebbe la Internet attuale dove l’incentivo a investire non sarebbe particolarmente alto, mentre ci sarebbero reti parallele ad alta qualità. Andremmo verso un cambiamento radicale: se vuoi un servizio di qualità paghi di più… Questo sarebbe normale per le attività umane, ma l’Internet è stata finora un’eccezione. Forse destinata a finire.
Ci può essere un punto d’incontro da operatori e Ott?
Ci sarà senz’altro. Sono in concorrenza per un flusso di profitti, ma sono complementari tra loro. Le reti hanno bisogno di contenuti e viceversa. Visto che adesso gli Ott hanno i soldi e le telco no, è improbabile che la soluzione sia favorevole agli Ott e non alle telco rispetto alla situazione attuale. Prima o poi si verificherà la svolta dalla flat a un pricing con servizi premium su Internet: in tutte le attività umane paghi di più per avere di più. Quanto, quando e come non saprei; ma Etno ha il merito di scuotere le acque con questa proposta.
E la soluzione arriverà più da liberi accordi o da una rivoluzione delle regole? L’Itu che ruolo avrà?
L’Itu rappresenta il mondo e quindi da quei tavoli gli operatori possono aprire la porta ad accordi commerciali. Ma credo che servano comunque regole. Ne verrebbe infatti una Internet di serie A e di serie B e le regole servirebbero a stabilire un livello minimo di qualità per quella di serie B. Altrimenti si discriminerebbe troppo. Si potrebbe consentire al mercato di provare a organizzarsi da solo e soltanto dopo, nel caso serva, intervenire con regole.
LA GOVERNANCE DI INTERNET
Luigi Prosperetti: “Tlc-Ott, accordo inevitabile”
Il professore di economia industriale all’Università di Milano Bicocca: “La situazione attuale non è proiettabile nel futuro. Dal tavolo Itu possono scaturire intese commerciali: ma in seguito serviranno comunque delle regole”
Pubblicato il 16 Lug 2012
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