AGENDA DIGITALE

M5S: “Web tax e nuovo copyright un danno per l’Italia”

Secondo il Movimento Cinque Stelle i due provvedimenti frenano lo sviluppo dell’economia digitale: “Governo e Parlamento interessati solo a proteggere lo status quo. Così non si incentiva l’Agenda digitale”

Pubblicato il 16 Dic 2013

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Il regolamento Agcom sul diritto d’autore e la web tax “danno un calcio” allo sviluppo dell’economia digitale. Ne è convinto il Movimento 5 Stelle che in unanota spoega il perché. “Nell’ultima settimana il Governo Letta, alcuni esponenti dei partiti e le autorità indipendenti i cui componenti sono stati scelti dagli stessi partiti, hanno approvato o proposto una serie di leggi e regolamenti volti a restringere gli spazi di libertà in rete – si legge nella nota – frenando l’innovazione in Italia (altro che agenda digitale) e adottando iniziative chiaramente contrarie alla libera di impresa e al libero uso delle nuove tecnologie. La direzione del Governo è chiara: proteggiamo il vecchio e gli amici degli amici e diamo un calcio a questa economia digitale”.

Ma andiamo con ordine. “Il Regolamento approvato giovedì 12 affida all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, autorità che dovrebbe vigilare sul mondo delle comunicazioni, il ruolo di ordinare su richiesta dei titolari dei diritti (Mediaset, Siae e compagnia cantante) la rimozione di contenuti su internet sospettati di violare il diritto d’autore arrivando, nei casi più gravi, a chiudere l’accesso ai siti dall’Italia – evidenzia Mirella Liuzzi del M5S e membro della commissione Trasporti e Tlc della Camera – Già in fase di consultazione pubblica, partita in piena estate il 25 luglio, avevamo manifestato al Presidente di AGCOM il montiano Angelo Cardani, tutte le nostre perplessità sullo schema di regolamento sul diritto d’autore online.

Secondo Liuzzi “contrariamente a quanto affermato dai Commissari dell’Agcom, che rilasciano interviste surreali sull’assenza di poteri su soggetti che non siano i provider, al solo scopo di far rientrare il regolamento nelle norme sul commercio elettronico, la norma si estende in realtà a tutti i soggetti del web, italiani ed esteri”.

“Basti pensare che la stessa autorità può rivolgere la richiesta di rimozione a chiunque possa avere un qualche contatto con un file sospettato di violare il diritto d’autore, al prestatore di servizio, al gestore della pagina o del sito, all’uploader, anche se tale soggetto sia all’estero, ovvero tale soggetto non si trovi, ovvero sia anche soggetto ad una legge estera”.

Per il M5S dunque si tratta di un regolamento “ispirato a logiche di censura scritto dall’Agcom sulla base di un’interpretazione dei propri poteri fortemente contestata da accademici ed esperti del settore”.

Per superare quella viene definita “un’anomalia tutta italiana” i grillini hanno pronta da settembre una proposta di legge sul diritto d’autore.

Oltre alle nuove norme sul copyright, il M5S passa al setaccio anche l’emendamento sulla web tax. “Questa proposta, partita con l’ottima intenzione di rendere tassabili i volumi di vendita realizzati in Italia dalle big del web come Google, Amazon, Facebook e Apple, rischia in realtà di esporci non solo ad «una procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea, per possibili violazioni dei trattati e delle normative Ue sui princìpi del mercato unico e della libera circolazione dei servizi»- sottolinea Liuzzi – come ricorda l‘American Chamber of Commerce in Italia, rappresentanza di 200 Camere di commercio statunitensi, ma rischia anche di essere un ostacolo dal sapore protezionista per l’espansione dell’economia digitale, soprattutto da parte di quelle piccolissime web companies che si affacciano sul mondo del web”.

Giudizi negativi anche sul decreto Destinazione Italia, nel quale sarebbero contenuti commi ed articoli volti a frenare in qualche modo lo sviluppo di internet.

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