Si può essere più o meno d’accordo con i principi sanciti nel primo draft della Carta dei Diritti e doveri di Internet che la Commissione mista (http://www.camera.it/leg17/1177) – deputati, esperti ed addetti ai lavori – voluta dalla Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, ha dato alla luce e posto in consultazione pubblica nei mesi scorsi e si può, persino, discutere dell’utilità e del futuro della Carta ma non si può negare che si tratti di un momento storico.
E’ la prima volta in Italia – e, probabilmente, in Europa – che il Parlamento si apre, peraltro con formula innovativa, alla discussione dei diritti e doveri che è necessario affermare e garantire nelle dinamiche online per assicurare ai cittadini che nell’ecosistema internet dispongano, effettivamente, dei medesimi diritti fondamentali sin qui loro riconosciuti “fuori da Internet” o, almeno, dei diritti che dovrebbero essere loro riconosciuti.
E ieri, nella cornice istituzionale dell’aula di Montecitorio, normalmente occupata dalla Commissione Difesa della Camera dei Deputati è andata in scena una delle sedute di audizione di addetti ai lavori, esperti e stakeholder che la Commissione ha indetto allo scopo di stimolare un dibattito quanto più ampio e trasversale possibile sui temi e i principi contenuti nel draft della Carta, attualmente in consultazione online (http://camera.civi.ci/).
Non si è scritta la storia – come, probabilmente, avrebbero annotato sui loro taccuini giornalisti e storici di altri tempi nell’assistere ai lavori di un’assemblea “semi-costituente” – ma è fuor di dubbio che sia svolto un dibattito che ha toccato, alle radici, alcuni dei principi fondanti, almeno sotto un profilo politico e giuridico, dell’ecosistema Internet.
Il diritto di accesso a Internet come diritto fondamentale di tutti i cittadini e, in particolare, quello di accesso ad una Rete neutrale, il diritto dei cittadini ad avere diritti, anche online ed a prescindere dalle risorse di connettività e dalle piattaforme di servizi utilizzate, l’inamovibilità di qualsiasi contenuto dallo spazio pubblico telematico se non per ordine di un giudice e l’esigenza di un ordine di un Giudice – anche davanti alla minaccia terroristica – per disporre intercettazioni, sequestri o “perquisizioni” telematiche nei domicili informatici dei cittadini.
E poi sullo sfondo alcune questioni che non è ancora chiaro se ed in che termini debbano trovare spazio nella Carta.
Il diritto d’autore, per cominciare, in relazione al quale la stessa Presidente della Camera ha “confessato” la scelta di attendere la fine dell’audizione prima di identificare l’approccio da seguire nel suo inserimento nella Carta.
E, quindi, il diritto all’oblio, in relazione al quale Frank La Rue, ex relatore speciale delle nazioni unite per la libertà di informazione – ieri tra gli esperti auditi – si è detto non convinto dell’esigenza di riservargli un articolo nella Carta.
Sono questi e tanti altri i temi che hanno formato oggetto di una discussione attenta, articolata e partecipata sotto la costante presidenza – attiva e non formale – della Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, unica – gliene va dato atto – degli Onorevoli membri della Commissione, presente alla audizione di ieri.
Tutti assenti – ed è forse stata l’unica nota davvero stonata – i dodici deputati membri della Commissione.
Ed è stata proprio la Presidente della Camera ad annunciare la roadmap della Carta, quando, alla fine di marzo, la Commissione finirà i suoi lavori: “l’idea – ha detto la Presidente – è che la Carta sia trasformata in una mozione parlamentare per impegnare il Governo a porre in cima alla propria agenda i principi in essa sanciti ed ad ispirarsi al loro rispetto nell’attuazione dei propri programmi”.
Ma, al di là, del processo formale, la Presidente non ha fatto mistero di auspicare che la Carta ed il suo carico di diritti fondamentali venga “adottata” dal Governo e portata in Europa per promuovere un dibattito a livello sovra-nazionale, essendo chiaro a tutti che non c’è principio di diritto – per quanto importante o fondamentale – che possa essere efficacemente affermato a livello nazionale.
Guai, dunque, a sentirsi prossimi al traguardo ma, ad un tempo, servirebbe, forse, da parte degli addetti ai lavori prima e dei media un istante dopo, più consapevolezza del fatto che quello che si è intrapreso nei mesi scorsi nel nostro Parlamento è un percorso necessario ed ineluttabile perché, prima o poi, da qualche parte e per stimolo di qualcuno, un Internet bill of rights deve necessariamente essere scritto, che si tratti di una Carta come quella in corso di elaborazione o di un lavoro di adeguamento della Convenzione internazionale sui diritti dell’uomo, della Costituzione europea o della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino.