L’INTERVISTA

Maier (Polimi): “Progetti pubblico-privato centrali per le competenze sui network”

Il docente del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria: “Grazie a collaborazioni come quella sviluppata con Adva e Iway i nostri studenti possono acquisire skill all’avanguardia nelle tecnologie Nfv e Sdn”

Pubblicato il 29 Ott 2020

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“L’indice Desi fotografa la situazione del nostro Paese che ben conosciamo e che ci vede tradizionalmente deboli in molti settori dell’innovazione rispetto ai nostri partner europei. Tuttavia, questa volta più che l’indice totale, è interessante osservare il suo break-down nelle diverse componenti. Scopriamo così che dal punto di vista della “connettività”, ovvero dell’infrastruttura delle reti di telecomunicazione, l’Italia è ai primi posti in Europa. Questo è un importante riconoscimento degli sforzi e degli investimenti che si sono fatti negli ultimi anni nel nostro Paese per ammodernare le nostre reti, con i progetti di istallazione diffusa di fibre ottiche e il rapido avvio delle sperimentazioni del 5G”. Lo afferma in un’intervista a CorCom Guido Maier (nella foto in basso), professore associato presso il dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria (Deib) del Politecnico di Milano.

Professor Maier, tra i settori in cui l’Italia soffre di più, secondo la fotografia scattata dall’Indice Desi, c’è quello delle competenze. Che valore ha in questo scenario la collaborazione del Polimi con Adva ed Iway?

E’ la dimostrazione che l’infrastruttura non basta. Se vogliamo cogliere il momento favorevole e sfruttare al massimo la buona posizione raggiunta a livello infrastrutturale, dobbiamo ora impegnarci per migliorare le altre componenti dell’indice, e in particolare l’uso dei servizi offerti da Internet, l’integrazione delle tecnologie digitali e il cosiddetto “human capital”. E’ soprattutto su quest’ultimo aspetto che si è voluto puntare nello sviluppo dell’iniziativa di collaborazione tra Adva, la società di ingegneria Iway e il Politecnico di Milano. Come università tecnologica tra le prime in Italia e nel mondo, noi del Politecnico interpretiamo “human capital” nel nostro ambito in termini di competenze che i nostri studenti acquisiscono sui settori più avanzati della tecnologia digitale, le medesime competenze che le aziende leader dei mercati ad alta tecnologia, come Adva nel settore degli apparati per le telecomunicazioni, cercano dai nostri studenti una volta che essi si affacciano da laureati al mondo del lavoro.

Qual è l’obiettivo di questa partnership?

La collaborazione tra Adva, Iway e Politecnico di Milano nella didattica innovativa che abbiamo inaugurato a maggio con la prima edizione del corso “Smart Networks and Service Orchestration” è nata proprio con l’intento di accrescere in Italia la diffusione delle competenze necessarie per affrontare le sfide tecnologiche più innovative nel settore delle reti, considerando che trasmettere queste conoscenze ai giovani in formazione è il metodo migliore perché poi, quando essi entrano nel ciclo produttivo, si diffondano rapidamente in tutto il settore economico. Detto in altre parole, l’intento finale, sùbito condiviso tra Politecnico, Adva e Iway, nel mettere in atto questa collaborazione è stato di agire sullo “human capital” per favorire la creazione di un “ecosistema” che renda più rapida ed efficace l’affermazione delle tecnologie digitali più avanzate. Queste tecnologie ci consentiranno di usare al meglio le nostre reti in futuro, sviluppando intorno a esse un’economia solida per molti settori industriali.

Vorrei anche ricordare che la collaborazione con Adva nella didattica si aggiunge e completa quella già preesistente nella ricerca, incominciata tre anni fa nell’ambito di “Metro-Haul”, un progetto triennale di ricerca europeo Horizon 2020, appena conclusosi, e relativo alle tematiche di NFV e SDN in ambito 5G.

Quanto è importante che NFV ed SDN rientrino nell’offerta didattica delle facoltà di ingegneria con l’intervento di docenti specializzati e impegnati sul campo?

Ci sono due aspetti che considererei nel rispondere alla sua domanda. Il primo riguarda il fatto che SDN e NFV sono la manifestazione dell’integrazione sempre più profonda che esiste tra informatica e telecomunicazioni. Introducendo le tematiche di “softwarizzazione”, brutta parola in italiano, del controllo della rete e virtualizzazione delle funzioni di rete nei corsi, gli studenti di ingegneria delle telecomunicazioni, e dualmente anche di ingegneria informatica, acquisiscono la capacità e la forma mentis che consente loro di muoversi agilmente al confine tra le due aree. Questo è molto utile per formarsi in funzione di un profilo, quello dei “DevOps”, che è sempre più richiesto sul mercato del digitale, sia dai produttori di apparati, che dagli operatori di rete, che anche dalle aziende in generale che utilizzano come clienti i servizi della rete.

E il secondo aspetto?

E’ relativo alla sperimentazione e all’attività cosiddetta “pratica”. Una delle critiche che il nostro ateneo riceve più di frequente dagli studenti è l’eccessivo peso della teoria nei corsi. Parimenti, le società di servizi di ingegneria come Iway, alla costante ricerca di nuovi talenti tecnici da inserire nella propria realtà, suggeriscono spesso alle accademie che vi sia maggior connessione fra la preparazione didattica dei neolaureati e le logiche pratiche dei progetti reali. Le basi teoriche sono chiaramente fondamentali, e per questo io, come tanti colleghi, riteniamo prezioso l’insegnamento dei concetti fondamentali per i nostri ingegneri, come la teoria dei segnali, la logica dei protocolli, la fisica della trasmissione eccetera. Tuttavia è necessario, soprattutto nei corsi più avanzati di Laurea Magistrale, che gli studenti possano mettere in pratica quello che imparano svolgendo progetti in laboratorio, scrivendo loro del software, e così via. L’ateneo ha ben presente questa esigenza e sta compiendo molti sforzi per migliorare la componente sperimentale dei corsi, soprattutto, appunto, favorendo la collaborazione con l’industria. SDN ed NFV, in particolare, sono temi che si prestano molto all’attività sperimentale: proprio grazie alla softwarizzazione e virtualizzazione e alla presenza di molti tool open-source, non è molto difficile coinvolgere gli studenti nell’attività “hands-on”.

Come reagiscono gli studenti ai corsi e ai programmi di studio organizzati con questa logica?

Gli studenti apprezzano molto e partecipano con entusiasmo. Oltre ad essere spinti dall’approccio pratico-sperimentale, ritengono molto importante il contributo dell’azienda. In particolare, nel nostro corso la partecipazione di Adva e Iway ha offerto agli studenti l’opportunità di usare apparati all’avanguardia e tool software che probabilmente ritroveranno dopo la laurea, di lavorare su use-case reali, di conoscere come operano gli enti di standardizzazione e le alliance industriali in cui nascono i nuovi protocolli e modelli di dati, di sapere come si realizza e gestisce un testbed. Gli studenti hanno anche potuto assistere “in diretta” ad avanzamenti nella tecnologia SDN ed NFV “leading-edge”, dato che gli istruttori del corso erano contemporaneamente impegnati nella messa a punto delle “demo” del progetto Metro-Haul e i due testbed per il corso e per il progetto sono stati sviluppati in parallelo. In più, sono stati particolarmente apprezzati anche i seminari tenuti da Adva nell’ambito del corso dedicati alle ricadute di SDN ed NFV in termini di “business drivers and opportunities”.

Che bilancio si può trarre dal corso realizzato in collaborazione con Adva ed IWAY e da poco concluso?

Il livello di apprezzamento del nostro corso da parte degli studenti può essere riassunto da qualche dato. Il corso è stato erogato come facoltativo o extra-curricolare per studenti delle lauree magistrali in Ingegneria delle Telecomunicazioni e Informatica, e ha visto la partecipazione di 21 studenti, nonostante fossimo stati costretti dall’emergenza Covid-19 all’erogazione in modalità telematica in remoto. La frequenza alle lezioni è stata superiore al 95%. Sono stati prodotti otto progetti da altrettanti team di studenti divisi all’incirca equamente tra SDN ed NFV, alcuni con risultati decisamente interessati, creativi e al di sopra delle aspettative. In un sondaggio finale anonimo, 86% dei partecipanti è rimasto complessivamente soddisfatto del corso e 82% ritiene che il corso sarà utile per la loro futura carriera. Un bilancio decisamente positivo che dimostra quanto sia importante per i giovani acquisire nuove competenze ed è proprio in quest’ottica che il corso è stato inserito nuovamente all’interno dell’attività curriculare e vedrà ADVA ed Iway di nuovo  protagoniste nell’anno accademico in corso.

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