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Mal di capo da 5 euro? Ce lo meritiamo

La Bce sta cambiando le banconote da 5 euro, succederà poi con quelle da 10 e 20 euro. Anche per rendere più difficile la vita ai falsari. Ma in Italia anche ai consumatori per via dei distributori automatici che non riconoscono le nuove banconote. Disguidi inevitabili? Sì, in un Paese a ritardo digitale, che non sa rinunciare alla carta-moneta per la moneta elettronica

Pubblicato il 25 Giu 2013

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Un istituto di emissione ha tra i suoi compiti fondamentali quello di stampare moneta. Per soddisfare le richieste di liquidità dei mercati e per sostituire le vecchie banconote diventate inutilizzabili in quanto eccessivamente consumate.

Capita che dopo un po’ di anni i biglietti vengano sostituiti con altri dalla forma diversa, pure se con lo stesso valore. Questo per rendere più complicata la vita ai falsari. È successo in queste settimane con le nuove banconote da 5 euro emesse dalla Banca Centrale Europea; succederà ancora con i tagli da 10 e 20 euro.

A volte, però, capita che l’Istituto di emissione complichi la vita non solo ai falsari, ma anche ai consumatori, in particolare a quanti utilizzano le banconote per comprarsi sigarette, biglietti del treno, benzina o quant’altro. Può succedere, infatti, che in attesa dell’aggiornamento del software i distributori automatici non riconoscano le nuove emissioni. Come è regolarmente successo. Passi per le sigarette (ne guadagna la salute), un più grave è se si deve prendere il treno o fare il pieno e ci si trova senza soldi spendibili.

Disguidi inevitabili? Direi di no. Testimoniano certamente l’incapacità di molte aziende di aggiornare i software dei distributori in tempi compatibili con le necessità dei consumatori. Tuttavia, potrebbero essere tranquillamente eliminati alla fonte se le macchinette mangiasoldi fossero sostituite da lettori di bancomat e carte di credito. Moneta elettronica contro moneta cartacea. Dover pagare la multa perché non si ha il biglietto del treno in tasca può essere segno di ritardo digitale.

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