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Manfredi: “Troppa burocrazia ritarda gli investimenti nelle nuove reti”

Il ceo di Brennercom invita a darsi una strategia che guarda al futuro. Con particolare attenzione alla formazione: ”Troppi giovani studiano cose che il mercato non richiede”

Pubblicato il 27 Feb 2018

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“Per i governi Renzi e Gentiloni la banda ultralarga è stata indubbiamente una priorità. In questi anni l’Italia ha recuperato molto, però c’è ancora tanto lavoro per portare il nostro Paese ai livelli di altri Paesi europei”, dice Karl Manfredi, amministratore delegato di Brennercom.

Alla banda ultralarga sono state destinate molte risorse pubbliche attraverso Infratel. Si tratta di andare avanti sulla via indicata dalla legislatura appena finita o è necessario un ripensamento, magari con un ruolo più significativo dei privati rispetto al pubblico?

Credo che la strada sia stata quella giusta. Il modello, di una società pubblica che investe e che poi affitta agli operatori privati a condizioni eque e non discriminatorie, secondo me è la soluzione più adeguata.

Che pensa dell’affermazione di Gentiloni per cui Internet a banda larga è un servizio universale?

Più che giusto! La banda larga dovrebbe essere per tutti. È diventato un servizio di base come l’acqua o la corrente, solo per fare un esempio concreto.

Vi sono ancora ostacoli, ad esempio di tipo amministrativo, da superare per la posa delle nuove reti su cui il nuovo governo dovrebbe porre particolare attenzione?

Una delle nostre società controllate si occupa di posa di fibra ottica. Purtroppo a livello di permessistica viviamo delle situazioni molto, molto pesanti. A volte sono le amministrazioni locali, che si bloccano a vicenda, altre volte diverse Autorità Statali, che hanno da dire la loro. Questa appesantisce di molto il lavoro e allunga a dismisura i tempi.

Quanto sono importante stabilità e supporto normativi per aiutare gli investimenti delle telco?

La stabilità normativa è la base di un buon sviluppo economico, ma anche sociale. Questa è forse la parte più difficile in tutto questo contesto.

Le infrastrutture da sole non bastano, è necessario anche lo sviluppo dei servizi digitali. Concorda? Come la politica può favorire la digitalizzazione di imprese, pubblica amministrazione, cittadini?

Purtroppo sotto questo punto di vista non siamo proprio i più evoluti. La strada però e tracciata. L’anno scorso sono stato tre volte negli Stati Uniti, un’intera settimana solo nella Silicon Valley. Sono stato in Giappone e in tanti Paesi nordici; per dirlo in poche parole: il mondo sta cambiando e molto velocemente. Molti Paesi oggi considerati terzo o secondo mondo ci sorpasseranno, penso al Messico, al Brasile, ma anche alla Turchia.

I voucher per l’uso dell’ultrabroadband possono essere una buona idea? A che condizioni?

I voucher sono tipicamente strumenti efficaci nel breve periodo. Usati nel modo appropriato possono essere utili come stimolo.

Rete fissa e rete mobile vanno sempre più integrandosi. È immaginabile un modello di rete condiviso tra operatori? A che condizioni?

Credo che la rete condivisa sia già una realtà. Sono assolutamente a favore di una integrazione ancora più forte. Non ha molto senso realizzare doppioni. Queste risorse si potrebbero investire meglio, per esempio nella formazione dei nostri talenti.

In un quadro di rapide innovazioni tecnologiche, la formazione è un asset sempre più importante per un Paese, come siamo messi sotto questo punto di vista?

Purtroppo non molto bene. Continuiamo a formare troppi giovani i materie che il mercato non richiede. Non è sicuramente un argomento facile, ma dobbiamo vedere come rendere più attrattivi gli studi tecnici, perché il futuro sarà fatto di robotica, meccatronica, intelligenza artificiale oltre che di cose che oggi non possiamo nemmeno immaginare.

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