Lo spread digitale tra Italia e Germania vale 4.525 punti, dodici volte tanto quello tra i titoli di stato decennali dei due Paesi. È un dato eloquente quello messo nero su bianco da Accenture in un’analisi che ha messo a confronto Italia e Germania in tema di Agenda digitale europea e relativa roadmap, in base ai target indicati dalla Unione europea.
Se la Germania è riuscita a realizzare già l’87,7% delle iniziative previste di qui al 2015, l’Italia si trova a meno di metà percorso con il 42,5%. Il divario fra i due Paesi si tocca con mano anche sul fronte delle pmi che fanno e-commerce (in Germania sono il 21%, in Italia appena il 4% contro un obiettivo Ue del 33%), utenti in Rete (il 51% degli italiani contro il 77% dei tedeschi a fronte di un traguardo Ue del 68%). E l’Italia resta fortemente indietro anche in tema di e-gov: comunica con la PA per via telematica il 50% dei tedeschi, mentre l’Italia si ferma al 22%.
“Questi dati mostrano il grave ritardo italiano e sono significativi se si pensa che ogni 10 punti percentuali di uso abituale di internet corrisponde ad un aumento del Pil di almeno lo 0,7%”, spiega al Corriere delle Comunicazioni Silvio Mani, Managing Director Responsabile Communications, Media and Technologies Eala di Accenture.
Nell’analisi si evidenzia la necessità di puntare sui campioni digitali nazionali. A chi pensate in particolare?
Nel mondo digitale a livello internazionale si osserva una fortissima polarizzazione degli operatori. Tale dinamica è anche da associare all’evoluzione dell’offerta che punta su mobile-dati e cloud: è qui che si investe di più. Questi elementi ci dicono che è diventato molto difficile competere ed emergere, anche a livello locale. È una battaglia durissima. Risulta pertanto naturale, seguendo anche esempi internazionali, riflettere sul ruolo che alcuni importanti player nazionali possono e devono giocare poiché hanno importanti asset distribuiti sul territorio, sono vicini ai clienti, di cui hanno molte informazioni utili, e già operano nel digitale. Finora però hanno investito con parsimonia rimanendo legati ai loro core business, vincolati anche dai propri assetti e dal contesto regolatorio. Ma il problema vero è che in Italia non ci sono player alternativi, e che le start up non hanno massa critica e non sono in grado di dare “una spallata” entro i prossimi 3 anni.
Dunque?
Non abbiamo molte alternative, ed hanno un nome preciso quelli che possono fare la differenza, ampliando ulteriormente l’attività nel digitale. Aziende come Telecom Italia ad esempio, ma anche Lottomatica che ha una grande diffusione sul territorio attraverso le ricevitorie e Poste Italiane con le sue attività sempre più orientate ai servizi. Insomma sono questi i campioni su cui bisogna puntare.
Crede che possano competere davvero con soggetti quali Google & co?
Dal punto di vista dell’innovazione gli Ott sono inarrestabili nell’offerta globale ma tendono ad essere meno incisivi sul territorio salvo che non cambino la politica di investimento. La formula vincente ci pare quindi quella del mix: i campioni nazionali devono utilizzare alcuni fattori vincenti degli Ott – ad esempio l’uso spinto degli analytics e dei Social Media – per generare maggiore crescita e quindi sviluppo e occupazione.
E come si fa a dare la scossa in un Paese come l’Italia?
Bisogna creare un’onda d’urto significativa, che non può venire dalla start up quanto dal Governo, ed in tal senso vediamo molto positivamente l’approvazione dell’Agenda Digitale, e dai campioni nazionali digitali, gli unici che possono mobilitare risorse dal punto di vista quantitativo e qualitativo.
Su cosa devono concentrarsi gli investimenti?
Piattaforme applicative di e-government e e-commerce, diffusione del broadband ed educazione digitale. Così abbattiamo quella sorta di “spread digitale” che ancora ci penalizza
E i soldi chi ce li mette?
Pensi solo che se i 10 milioni di utenti Internet broadband destinassero la spesa di una tazzina di caffè al giorno agli investimenti nel digitale si renderebbero disponibili 3,6 miliardi di euro l’anno: un valore enorme che cambierebbere drammaticamente e rapidamente il posizionamento digitale dell’Italia.
Ma non crede che la domanda di servizi evoluti non sia adeguatamente sviluppata? Come fanno gli operatori a remunerare gli investimenti?
La domanda si adatta con grande flessibilità ad un’offerta adeguata. Basta pensare agli smartphone: in Italia c’è stata un’enorme diffusione grazie alla spinta dell’offerta. Pensiamoci la prossima volta che ordiniamo un caffè.
L'INTERVISTA
Mani (Accenture): “L’Italia si affidi ai campioni digitali”
Il Managing Director Responsabile Communications, Media and Technologies Eala: “È necessario riflettere sul ruolo che alcuni player nazionali sono in grado di giocare”
Pubblicato il 02 Nov 2012
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