Liquidità subito con modalità certe e poca burocrazia: è questa, secondo Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, la priorità delle priorità in questa delicata fase in cui il passaggio dall’emergenza alla ripartenza rischia di essere fatalmente compromesso dalla mancanza di risorse che consentano alle aziende di pianificare il proprio futuro, nel breve ma soprattutto nel medio termine. “Di idee e di piani ce ne sono, anche buone, ma è tempo di concretezza, ossia di rendere disponibili le risorse”, dice Gay. “Dopodiché bisognerà mettersi subito a lavorare alla messa a punto di una politica industriale per il digitale, insieme alle altre politiche industriali, facendo leva su pilastri che oggi sono più che evidenti e le cui fondamenta poggiano sul potenziamento tecnologico”.
Il digitale dunque come pilastro.
Sono ormai più di quattro settimane che si lavora in smart working, laddove sia possibile. Molte aziende non erano preparate eppure si sono organizzate – pur con tutte le difficoltà del caso, a partire per alcune dal non aver investito ed attivato per tempo investimenti hardware e soluzioni software adeguate. Se si fosse compreso in tempi non sospetti il valore strategico del digitale probabilmente oggi molte difficoltà non le avremmo avute, anche sul fronte della didattica a distanza. Senza parlare poi del cambiamento culturale che il digitale comporta, quella famosa disruption, che oggi chiamerei “construction”, a cui bisogna abituarsi non solo in termini tecnologici ma di modalità organizzative e di approccio. Diciamo quindi oggi “se avessimo fatto le cose in passato”; non vorrei che ci ritrovassimo fra un anno-due a dire la stessa cosa. Ed è per questo che bisogna agire subito. Altrimenti altro che digitalizzazione, altro che smart working, altro che e-commerce. Qui si rischia di buttare tutto all’aria. Se le aziende non avranno soldi da investire, tenendo conto che la priorità è la gestione della liquidità, non ci sarà alcun investimento, nemmeno nel digitale. Con tutte le conseguenze del caso.
Da dov’è che bisogna ripartire? Anzi, partire?
Impresa, sanità, infrastruttura e scuola sono i binari del futuro. Partiamo dalle imprese e dal tessuto industriale: non si può pensare che un Paese come l’Italia – la seconda manifattura europea dopo la Germania – un Paese del G8, non sia dotato ed utilizzi appieno infrastrutture tecnologiche adeguate e strumenti e servizi digitali indispensabili. Questa crisi ci ha dimostrato come le filiere siano tutte collegate fra loro: ci sono sì comparti che soffrono di più, si pensi al turismo, ma le ripercussioni ci sono tutta la filiera se non si fa ripartire la macchina. La sanità, lo abbiamo visto, è fondamentale. Ma una sanità evoluta, moderna ed efficiente non può che fare leva sulle nuove tecnologie: già oggi stiamo sperimentando quanto tecnologie fino a ieri incomprese ai più, come ntelligenza artificiale, machine learning, big data, siano diventate centrali per la messa a punto, al più presto, di un vaccino e anche per tracciare e gestire i contagi. Le infrastrutture, a partire dalla banda larga, sono la base di partenza ovviamente: il traffico dati crescente dimostra quanto sia elevata la fame di connettività che non si fermerà nella fase della ripresa considerato che la modalità “digitale” diventerà realtà in un’ampia gamma di filiere e attività. La scuola, poi, lo sappiamo, deve evolversi. Docenti e studenti devono saper utilizzare gli strumenti digitali, è imprescindibile, e devono poter contare su strumenti adeguati.
Secondo lei le risorse annunciate dal Governo sono sufficienti?
Le imprese vantano crediti per circa 45 miliardi nei confronti della pubblica amministrazione. Se solo si procedesse con i pagamenti saremmo di fronte ad una manovra finanziaria più che importante. A queste risorse bisogna poi aggiungere i crediti fiscali: credo che sarebbe auspicabile, se proprio non si possono erogare subito le risorse, quantomeno trasformarle in garanzie per la liquidità. Aggiungo però che anche le imprese devono fare la loro parte: è importante garantire i pagamenti ai fornitori senza ritardi. Bisogna sì guardare alla cassa ma in questo momento serve responsabilità da parte di tutti.
Lei preside Anitec-Assinform ma è anche socio e Ad di Digital Magics: doppio punto di osservazione, quali sono i feedback in questo momento?
Molte aziende stanno registrando ordinativi in crescita in particolare per soluzioni a valore, ossia che possano davvero contribuire ad aiutare l’operatività. Soluzioni sia hardware sia software. E ci sono anche casi interessanti, soprattutto a livello di pmi e startup, di allargamento degli orizzonti di business. Aziende ad esempio impegnate nella sicurezza in chiave smart building stanno sviluppando soluzioni per la sicurezza dei luoghi di lavoro tenendo conto dell’emergenza sanitaria. Soluzioni tecnologiche in grado di gestire gli accessi e monitorare gli spazi. Ma è solo un esempio. Altre stanno lavorando per l’innovazione del food delivery. Insomma, c’è fermento. Ma c’è anche inquietudine. Le aziende hanno bisogno di sapere dove si va a parare per potersi organizzare. E lo ripeto: non troviamoci domani a rimpiangere per l’ennesima volta quel che avremmo dovuto fare. Questo film lo abbiamo visto già troppe volte.