Marco Tripi: “Il rilancio dell’Italia? Con l’Ict”

La prima intervista del numero uno di Almaviva dopo l’aggiudicazione della gara Fs da 1,3 miliardi. “Il contratto ci permette di proiettare il business con maggiore stabilità. Ma per garantire un futuro al Paese servono interlocutori competenti soprattutto a livello locale”

Pubblicato il 29 Nov 2010

Si chiude decisamente in bellezza il 2010 di Almaviva. Il più
grosso colpo messo a segno quest’anno, ma non l’unico, è senza
dubbio la gara Fs da 1,365 miliardi che vede Almaviva- Tsf in pole
position con una quota del 63% nella cordata partecipata da Telecom
Italia, Ansaldo Sts (con il 13,50 a testa) ed Engineering (10%). Il
“gruppo” italiano si è aggiudicato l’appalto con
un’offerta da 856,8 milioni “Abbiamo applicato uno sconto sulle
tariffe che però non modifica il valore complessivo della gara: Fs
ha la facoltà di assegnarci lavoro fino alla cifra stabilita dal
bando”, puntualizza Marco Tripi, Ad del Gruppo Almaviva,
quarantunenne figlio del presidente Alberto Tripi.

Tripi, il 2010 è stato importante.
Sì, lo è stato.

Partiamo dal bilancio.
Abbiamo chiuso l’anno fiscale 2009-2010 (a settembre, ndr) con un
fatturato per circa 730 milioni e un Mol di circa 77. Negli ultimi
quattro anni siamo cresciuti ad un ritmo di circa il 7% e
continueremo a crescere.

L’appalto con Fs quanto inciderà sul
business?

È una commessa molto importante, ma ci tengo a precisare che più
che il valore in sé è determinante poter ragionare sul lungo
periodo. Il valore del contratto è di sette anni (con opzione di
rinnovo per ulteriori due, ndr) e ciò ci permette di proiettare il
futuro del business con maggiore stabilità. Inoltre con questo
appalto intendiamo rafforzarci nel segmento Transportation. Per
portare avanti i progetti accelereremo la produttività interna e
valorizzeremo le risorse con crescente incidenza
sull’innovazione.

Le risorse: assumerete ancora?
Negli ultimi 18 mesi abbiamo assunto in Italia circa 1000 persone.
E dal 2000 a oggi siamo l’azienda che ha assunto più di tutti.
Continueremo a rafforzare la squadra sia nell’ambito IT sia Crm:
su quest’ultimo fronte abbiamo accordi con i sindacati per
integrare 800 interinali con contratti a tempo indeterminato.

Puntate molto sull’estero.
Sì. Stiamo rafforzando le attività nei mercati che consideriamo a
più elevato tasso di crescita e opportunità di business e il
Brasile rappresenta senza dubbio la punta di diamante. Il solo
mercato dei contact center vale circa 3 miliardi di euro. Per un
termine di paragone quello italiano vale circa 800 milioni. In
Brasile siamo fra i 10 top player ma la nostraquota di mercato di
appena il 2%: quindi le possibilità di crescita sono enormi e non
solo nel segmento Crm. La controllata Almawave, specializzata in
business intelligence, sta firmando i primi contratti in questi
giorni, a dimostrazione che il mercato brasiliano offre molte
opportunità. Abbiamo inoltre inaugurato la filiale cinese in jv al
50% con la società governativa Ccid.

Il 2011 che anno sarà?
Il mercato dei servizi IT registra una flessione del 10% e nel 2011
non andrà meglio. Anzi, prevediamo un acuirsi dei problemi. E
questo vale anche per il Crm.

Quali problemi in particolare?
Quello delle tariffe di mercato è il più grave. Siamo sotto il
costo del lavoro. E se il Crm vive da anni in questo stato ora
anche per l’IT siamo in piena stagione di gare e appalti al
ribasso. Non è un caso se molte stanno chiudendo. Gli effetti
della crisi già di per sé sono stati devastanti per il comparto.
Nel solo Crm si sono persi 20mila posti di lavoro. E l’IT è in
seria difficoltà. Eppure si continua a sottovalutare il ruolo
dell’innovazione anche, ad esempio, per dare una soluzione al
problema del Mezzogiorno. E ora ci si mette anche l’instabilità
di governo a peggiorare la situazione. Per non parlare delle enormi
difficoltà a livello locale: c’è bisogno di interlocutori
chiari e competenti. Solo per farle un esempio: avevamo in
programma l’apertura di un grosso centro di R&S in Sicilia, in
grado di dare lavoro a centinaia di professionisti. Non ci siamo
riusciti a causa della mancanza di intelocutori seri. Stiamo
provando in Campania e guardiamo con interesse alla Puglia. Ma
ribadisco c’è bisogno di governanti “illuminati” e di un
sistema bancario che aiuti le imprese sane protese
all’innovazione.

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