Difficile “replicare” la Silicon Valley in Italia. Ne è
convinto Giacomo Marini, fondatore di Logitech, azienda creata in
California e quotata in Borsa nel 1988, e oggi presidente di
Noventi, società di venture capital.
In un’intervista sul Corriere Economia Marini sottolinea che la
difficoltà nasce soprattutto per mancanza del capitale di rischio
per finanziare le nuove aziende e poi perché “in Italia si pensa
prima a costruire i capannoni, mentre in America vanno in affitto.
Le imprese nascono nei garage”
La Silicon Valley – ricorda – “ è una fabbrica di aziende
innovative non un polo tecnologico. Il suo elemento distintivo non
è la tecnologia ma l’abilità di costruire, attorno alla
tecnologia, idee di prodotto o business nuovi.
Altro dato caratterizzante, assente nella realtà di casa nostra,
è la cosiddetta imprenditorialità temporanea. “L’italiano –
precisa Marini- fa partire l’azienda e la passa ai figli. Invece
nella Silicon Valley si fonda un’impresa, la si porta a sviluppo,
la si passa a un altro”. Il creatore di aziende è un mestiere,
dunque. Mestiere supportato fortemente dal venture capital che in
Italia, però, è in mano alle banche. “Una contraddizione –
avverte -. Il modello della banca è legato al debito e al credito,
prende soldi per prestarne. Quello del vc all’equity, investe
massimizzando il rischio”.
Secondo Marini l’Italia potrebbe seguire il modello di sviluppo
israeliano concentrandosi su aree come Milano, Torino, Bologna, il
Veneto dove si potrebbe utilizzare forme di venture capital
affiancate da una sorte di fondo pubblico “sul tipo della Small
business administration americana”.
“Lì se un venture capital raccoglieva 10 milioni, lo stato ne
prestava altri 10. A patto che fossero restituiti prima del
guadagno privato”.