L'INTERVISTA

Mariya Gabriel: “Ecco il mio Digital Single Market”

Da luglio 2017 a capo della Digital Economy and Society Ue, il Commissario europeo racconta a CorCom in una lunga intervista la roadmap prossima ventura per traghettare l’Europa definitivamente nel Mercato Unico Digitale. Oggi la prima parte dell’intervista

Pubblicato il 25 Set 2017

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“La principale priorità del mio mandato è creare un Digital Single Market funzionale, fornendo ai cittadini europei, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni strumenti e competenze digitali per il futuro”. Mariya Gabriel, da luglio 2017 Commissario europeo alla Digital Economy and Society, racconta a CorCom in una lunga intervista (di cui oggi pubblichiamo la prima parte) la roadmap prossima ventura per traghettare l’Europa definitivamente nel Digital Single Market.

Commissario Gabriel, quali sono le sfide del suo mandato?

Voglio che l’Europa guidi attivamente gli sviluppi digitali futuri, si pensi ad esempio al potenziale europeo nel campo delle auto connesse, l’Internet of things, o alle azioni per contrastare i cyberattacchi o le fake news. Abbiamo anche bisogno di investire di più in strumenti digitali come le tecnologie di supercomputing in grado di rilevare malattie, eventi meteorogici e terremoti. Dunque adesso è vitale che la dozzina di proposte che abbiamo fatto da maggio 2015 nell’ambito della strategia per il Digital Single Market e che sono ancora sul tavolo vengano adattate subito dal Parlamento e dal Consiglio Ue e supportate dai capi di Stato e di governo. Riguardo alla riforma delle telecomunicazioni bisogna spingere gli investimenti nelle reti ad alta velocità e di alta qualità. A tal proposito, un mercato digitale europeo performante non può realizzarsi senza un coordinamento sulle radiofrequenze che è alla base della connettività wireless.

Posso però dire con orgoglio che a due anni dal lancio della strategia per il Digital Single Market, la Commissione è riuscita a mettere a segno proposte quali: la fine delle tariffe di roaming il 15 giugno 2017 per chiunque viaggi nell’Unione europea; la portabilità dei contenuti che consentirà agli europei dall’inizio del 2018 di viaggiare potendo accedere a film, musica, videogiochi o e-book sulla base degli abbonamenti sottoscritti nei loro Paesi; il rilascio della banda 700 MHz per lo sviluppo del 5G e dei nuovi servizi online.

Stiamo inoltre continuando a portare avanti nuove priorità: nei giorni scorsi abbiamo proposto due importanti pacchetti legislativi per lo sviluppo della data economy europea e aiutare gli Stati membri a proteggere meglio i cittadini europei, le imprese e le società dalle minacce informatiche.

Come fare a spingere gli investimenti nelle reti a banda ultralarga?

Gli investimenti nelle reti ad alta velocità sono cruciali per rendere pienamente funzionale il Digital Single Market. Come tutti sappiamo un ambiente competitivo incoraggia gli investimenti. Questa è da sempre la nostra convinzione e resta il cuore della riforma del settore delle telecomunicazioni che abbiamo proposto a settembre 2016 per spingere gli investimenti nelle reti di qualità e ad alta velocità in qualsiasi area dell’Ue, incluse quelle rurali. Sono molto lieta che sia stato raggiunto l’accordo da parte dei legislatori Ue per il lancio dell’iniziativa WiFi4Eu annunciata appena un anno fa dal Presidente Juncker. Wifi4Eu darà a tutti ai cittadini europei l’opportunità di condividere idee e costruire il loro futuro insieme. Non appena la legislazione entrerà in vigore, Comuni e municipalità potranno registrarsi e richiedere online l’accesso fino a 120 milioni di euro di fondi fino al 2020. Ci aspettiamo di abilitare i primi 1.000 voucher ai Comuni di tutti gli Stati membri a inizio 2018.

Quali sono le iniziative per lo sviluppo della Data economy europea?

Questo è un buon momento per parlare della nostra proposta, la libera circolazione dei non-personal data che abbiamo lanciato il 19 settembre. L’obiettivo è consentire a ciascuno di conservare e processare i dati a livello Ue senza più ingiustificate restrizioni geografiche. Ma le regole per assicurare la conservazione e il processo dei dati sono molto diverse. E sono necessarie a prescindere da dove i dati siano localizzati. I nuovi certificati Ue per la cybersecurity renderanno semplice applicarle. Ciò dimostra le forti sinergie fra le nostre proposte e come esse possano contribuire alla data economy europea del futuro. Le farò un esempio di cosa ciò può significare per l’Italia: secondo uno studio della Commissione europea il valore della data economy in Italia ha raggiunto i 28,4 miliardi di euro lo scorso anno e può crescere a 69,9 miliardi entro il 2020 se saranno garantite le giuste condizioni. La libera circolazione di qualsiasi tipologia di dato fa parte delle condizioni. Nel 2016 si contavano in Italia 472mila “data workers” (che raccolgono, conservano e analizzano i dati) e possono diventare un milione entro il 2020 – ancora una volta se saranno garantire le giuste condizioni. La proposta della Commissione sulla libera circolazione dei non-personal data rappresenta un passo avanti chiave per raggiungere l’obiettivo e creare posti di lavoro.

Quando il Digital Single Market potrà davvero dirsi tale?

La Commissione ha fatto il suo. Adesso è vitale che i co-legislatori finalizzino le negoziazioni e trovino un accordo sulle proposte legislative affinché siano implementati gli obiettivi fissato dal Consiglio Ue per il 2018. La Commissione ed io personalmente agiremo come facilitatori nelle negoziazioni per aiutare il raggiungimento di un buon compromesso sulle proposte che avranno un impatto diretto sui cittadini, come ad esempio le condizioni per una migliore connettività, una migliore protezione della privacy e un miglior accesso a beni e servizi online.

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