Metalli, minerali e materiali naturali sono parti integranti della nostra vita quotidiana. Le materie prime critiche sono dunque quei materiali di strategica importanza economica per l’Europa, essenziali per il funzionamento e l’integrità di una vasta gamma di ecosistemi industriali e cruciali per la transizione digital e green. Ma allo stesso tempo ad alto rischio fornitura in un momento in cui la domanda sta schizzando a livelli mai visti prima.
La Ue stima, per esempio, che al 2030 l’Europa avrà bisogno di 18 volte più litio e 5 volte più cobalto rispetto ai livelli attuali per la fabbricazione di batterie per veicoli elettrici e stoccaggio di energia. Nel 2050, questo fabbisogno crescerà a 60 volte più litio e 15 volte più cobalto rispetto ai livelli attuali. Per il neodimio, già nel 2025 potrebbero servire 120 volte l’attuale domanda dell’Unione Europea.
L’Europa ha predisposto un regolamento ad hoc – il Critical Raw Materials Act – che punta ad assicurare un approvvigionamento sicuro, efficace e sostenibile.
Materie prime critiche, a cosa servono?
Le materie prime critiche sono utilizzate ovunque. Senza le materie prime critiche buona parte delle componenti della società non sarebbe in grado di funzionare, in quanto esse si trovano in molti apparecchi di uso quotidiano e in prodotti essenziali per l’economia di ogni Stato membro.
Il tungsteno è ad esempio usato per sviluppare la tecnologia che consente la vibrazione dei nostro smartphone mentre il litio, il cobalto e il nichel servono ai veicoli elettrici. Per l’industria dei chip è fondamentale invece avere a disposizione il silicio metallico.
Materie prime critiche, quante sono
La Ue ha individuato 34 materie critiche: per le 17 considerate strategiche si prevede una crescita esponenziale in termini di approvvigionamento, che hanno esigenze di produzione complesse e sono quindi esposte a un rischio più elevato di problemi di approvvigionamento. Tra le materie prime critiche strategiche rientrano le cosiddette Terre rare ovvero metalli presenti nella tavola periodica degli elementi chimici, le cui proprietà magnetiche e conduttive ne permettono l’utilizzo in svariati ambiti. Dall’industria elettronica e tecnologica a quella aeronautica e militare.
Pur essendo poco conosciuti, i Rare Earth Elements permettono la produzione e il funzionamento di oggetti che fanno parte della quotidianità: si possono trovare all’interno degli smartphone, nei touchscreen, nelle lampade, negli hard disk dei computer. Ma sono anche alla base di fibre ottiche e laser, di molte apparecchiature mediche, nelle batterie per le auto elettriche. Costituiscono magneti permanenti, sensori elettrici, convertitori catalitici indispensabili per la produzione di tecnologie green come turbine eoliche e pannelli fotovoltaici. Utilizzi svariati che ne testimoniano l’importanza strategica.
Geopolitica dell’approvvigionamento
Le materie prime critiche sono per lo più estratte al di fuori dell’Ue che non sarà mai autosufficiente ma che, proprio per questo, mira a diversificare l’approvvigionamento.
Attualmente, per alcune materie prime critiche, il Vecchio Continente dipende esclusivamente da questi Paesi:
- la Cina fornisce il 100% dell’approvvigionamento di elementi delle terre rare pesanti nell’Ue;
- la Turchia fornisce il 98% dell’approvvigionamento di boro dell’Ue;
- il Sud Africa fornisce il 71% del fabbisogno di platino dell’Ue.
Principali fornitori di materie prime critiche
La Cina è il principale fornitore mondiale di materie prime critiche, tra cui barite, bismuto, gallio, germanio, magnesio, grafite naturale, tutte le terre rare (pesanti e leggere), tungsteno e vanadio. Sebbene la Cina rimanga uno dei principali fornitori dell’Ue, alcune materie prime critiche sono ottenute all’interno dell’Ue: ad esempio il carbone da coke e il rame dalla Polonia, l’arsenico dal Belgio, l’afnio dalla Francia, lo stronzio dalla Spagna e il nichel dalla Finlandia.
Rafforzare l’autosufficienza
Con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dai paesi terzi per l’accesso alle materie prime critiche, l’Ue ha fissato i seguenti obiettivi per il 2030, contenuti nel regolamento:
- almeno il 10% del consumo annuo deve provenire da estrazioni all’interno dell’Ue;
- almeno il 40% del consumo annuo deve provenire da trasformazione all’interno dell’Ue;
- almeno il 25% del consumo annuo dell’Ue deve provenire da riciclo interno;
- non più del 65% del consumo annuo dell’Unione di ciascuna materia prima; strategica in qualsiasi fase pertinente della trasformazione può provenire da un unico paese terzo.
Per raggiungere questi target, l’Ue intensificherà le misure commerciali, tra cui: un club per le materie prime critiche che riunisca tutti i paesi che condividono gli stessi principi pronti a rafforzare le catene di approvvigionamento globali; il rafforzamento dell’Organizzazione mondiale del commercio; l’espansione della sua rete di accordi di agevolazione degli investimenti sostenibili e di accordi di libero scambio; una maggiore attenzione all’applicazione delle norme per combattere le pratiche commerciali sleali.
Il futuro della domanda
L’obiettivo dell’Ue di ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 pone l’Europa su un percorso responsabile verso il conseguimento della neutralità climatica entro il 2050. A tal fine è necessario realizzare la duplice transizione, decarbonizzare il sistema energetico e garantire l’autonomia attraverso l’accesso alle materie prime critiche e la loro trasformazione.
Ad esempio, l’alluminio è destinato a svolgere un ruolo cruciale nella transizione dell’Europa verso un futuro sostenibile, in quanto componente chiave di quasi tutte le tecnologie per l’energia pulita considerate prioritarie nella normativa sull’industria a zero emissioni nette, compresi i sistemi solari fotovoltaici, le turbine eoliche, le tecnologie di rete e le batterie. Si prevede un aumento del 543% dal 2020 al 2050.
I dati rappresentano una previsione della domanda di materie prime critiche per cinque settori strategici dell’Ue: energie rinnovabili, mobilità elettrica, industria, tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) e settore aerospaziale e della difesa.
Il ruolo dell’economia circolare
Come evidenzia uno studio Ambrosetti-Iren un assist all’autosufficienza può essere quello di adottare un approccio circolare alla supplu chain. Secondo i dati nel 2040 il riciclo potrebbe soddisfare tra il 20% e il 32% del fabbisogno annuale del nostro Paese di materie prime critiche: questo rende sempre più prioritario l’obiettivo di far crescere di 13 volte lo stock di riciclabili da oggi al 2040.
Ma per mettere in pratica questo approccio, serve una rete di cooperazione. Ambrosetti ha infatti stimato che in Italia serviranno almeno sette impianti per riciclare la quantità sempre crescente di rifiuti da qui al 2040. Una soluzione concreta per costruire una parziale indipendenza su quel che riguarda materiali necessari per la nostra economia a partire da un modello di sviluppo sostenibile.
Critical Raw Materials Act, cosa prevede
Il Consiglio Ue ha dato il via libera definitivo al regolamento per istituire un quadro volto a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di Materie prime critiche, meglio noto come Critical Raw Materials Act (Crma). La Crma introduce scadenze chiare per le procedure di autorizzazione per i progetti di estrazione dell’Ue, consente alla Commissione e agli Stati membri di riconoscere un progetto come strategico, richiede valutazioni dei rischi nella catena di approvvigionamento, impone agli Stati membri di avere piani di esplorazione nazionali e garantisce l’accesso dell’Ue a risorse critiche e strategiche. Materie prime attraverso ambiziosi parametri di riferimento sull’estrazione, la lavorazione, il riciclaggio e la diversificazione delle fonti di importazione.
“Con la legge sulle Materie prime critiche vogliamo trasformare la debolezza delle nostre dipendenze in autonomia strategica e un’opportunità per la nostra economia. Questo atto legislativo darà impulso al nostro settore minerario, migliorerà le nostre capacità di riciclaggio e lavorazione, creerà posti di lavoro locali di buona qualità e garantire che il nostro settore sia attivo e pronto per le transizioni digitale e verde.”, ha commentato in una nota Jo Brouns, Ministro fiammingo dell’Economia, dell’Innovazione, del Lavoro, dell’Economia Sociale e dell’Agricoltura.
Per facilitare lo sviluppo di progetti strategici, gli Stati membri creeranno punti di contatto unici al livello amministrativo pertinente e nella fase pertinente nella catena del valore delle Materie prime critiche. I progetti di estrazione riceveranno i permessi entro un periodo massimo di 27 mesi, mentre i progetti di riciclaggio e trattamento dovrebbero ricevere i permessi entro 15 mesi, con limitate eccezioni volte a garantire un impegno significativo con le comunità locali interessate dai progetti e una corretta valutazione di impatto ambientale in casi complessi. Le grandi aziende che producono tecnologie strategiche (ovvero produttori di batterie, idrogeno o generatori rinnovabili) effettueranno una valutazione del rischio delle loro catene di approvvigionamento per identificare le vulnerabilità.