IL CASO

Maxi evasione Apple, spunta l’ipotesi patteggiamento

Secondo fonti giudiziarie l’azienda potrebbe cercare un accordo con l’agenzia delle entrate per versare all’erario meno degli 879 milioni contestati dalla Procura di Milano

Pubblicato il 25 Mar 2015

apple-131106132711

La vicenda della presunta evasione fiscale di Apple, accusata dai Pm di Milano di non aver pagato all’erario 879 milioni di euro, versando le tasse in Irlanda a condizioni più favorevoli, potrebbe concludersi con un patteggiamento tra la casa di Cupertino e l’Agenzia delle Entrate, che potrebbe essere utile per “limare” sostanziosamente l’importo dovuto da Apple al fisco italiano. A ipotizzarlo è oggi il Messaggero, che cita a sostegno di questa ipotesi fonti giudiziarie e un precedente, quello che ha riguardato Google.

Alla conclusione delle indagini nei confronti di tre manager di Apple la procura di Milano, in attesa della decisione sul rinvio a giudizio, ipotizza il mancato versamento dell’Ires, dal 2008 al 2013, per un ammontare complessivo di circa 879 milioni di euro nell’arco dei cinque anni. Accusa che la casa di Cupertino respinge con decisione, definendo la tesi dei Pm come “priva di fondamento”.

“I redditi relativi all’attività commerciale svolta da Apple in Italia sono stati sottoposti a tassazione in Irlanda con applicazione di un’aliquota più favorevole, compresa tra lo 0,06% allo 0,05% rispetto a quella italiana pari al 27,50%”, spiegava ieri in una nota Edmondo Bruti LIberati, procuratore della Repubblica di Milano.

Apple è uno dei più grandi contribuenti al mondo e paghiamo ogni euro di tasse dovute ovunque operiamo – afferma in una nota un portavoce della società fondata da Steve Jobs – le autorità fiscali italiane hanno sottoposto a verifiche fiscali le attività italiane di Apple nel 2007, 2008 e 2009 e hanno confermato che eravamo in piena conformità con i requisiti di documentazione e di trasparenza Ocse. Queste nuove accuse contro i nostri dipendenti sono completamente prive di fondamento – conclude il comunicato – e siamo fiduciosi che questo procedimento arriverà alla stessa conclusione”.

L’avviso di conclusione dell’ inchiesta, intanto, riguarda il legale rappresentante e l’amministratore delegato di Apple Italia Enzo Biagini e il direttore finanziario Mauro Cardaio, nonché il manager della irlandese Apple Sales International, Michael Thomas O’ Sullivan. Ai tre è contestato il reato di omessa dichiarazione in base all’ articolo 5 del Decreto legislativo 74/2000. Ai tre indagati, si legge nella nota diBruti Liberati, “è contestato, nei loro rispettivi ruoli, l’aver omesso di dichiarare redditi prodotti in Italia attraverso una stabile organizzazione occultata all’interno della Apple Italia s.r.l., che formalmente svolgerebbe solo attività di marketing e supporto alle vendite”.

Dalle indagini, spiega il procuratore, è emerso che “il team vendite di Apple Italia s.r.l. opera come agente dipendente per conto delle società irlandesi, avendo il potere di negoziare e decidere, in modo vincolante, tutti gli elementi e i termini dei contratti commerciali di compravendita relativi ai prodotti Apple destinati alla rete di distribuzione nazionale (grande distribuzione e compagnie telefoniche), siglati solo formalmente in Irlanda”. “I relativi redditi – sottolinea Bruti LIberati – devono quindi ritenersi come prodotti in Italia perché derivati da attività commerciale svolta in Italia da società residente”.

L’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dai pm Adriano Scudieri e Carlo Nocerino, ed è stata condotta dagli uomini della direzione regionale lombarda dell’Agenzia delle Dogane e dell’Agenzia delle Entrate. La tesi dell’accusa è che i profitti realizzati in Italia dalla multinazionale, secondo uno schema che sarebbe stato seguito da altri colossi dell’ hi-tech e di internet, a partire daGoogle, caso su cui a Milano è aperta un’inchiesta ma a carico di ignoti, sarebbero stati contabilizzati dalla società che ha sede in Irlanda, Paese dove la pressione fiscale è più favorevole.

L’apertura del fascicolo risale a due anni fa, e aveva portato tra le altre cose anche a una perquisizione nella sede milanese della Apple e al sequestro di materiale informatico e telefonico. Allora i pm avevano contestato un altro reato, la dichiarazione dei redditi fraudolenta (art.3 sempre del Decreto Legislativo 74 del 2000), e il periodo di imposta su cui erano partiti gli accertamenti erano il 2010 e il 2011. Ma dopo una serie di approfondimenti, gli inquirenti hanno riformulato il capo di imputazione riferendolo ai cinque anni dal 2008 al 2013.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Video
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati