Ha definito il fenomeno dello streaming “la terza rivoluzione della musica digitale”. Enzo Mazza, presidente Fimi, non ha dubbi: in tutto il mondo questo fenomeno sta trainando la crescita del digitale ed anche in Italia nei primi sei mesi del 2013 è cresciuto del 77%. “Lo streaming offre accesso ad enormi quantità di brani fruibili anche in mobilità, ha ottime connessioni social, permette di creare playlist personalizzate e, spesso, non costa nulla. Le potenzialità sono enormi e il riscontro di pubblico ottimo”, nota Mazza.
Si può dire che Internet sia diventato un prezioso alleato del business musicale?
Banda larga e pirateria permettendo. Ormai internet è di fatto il centro del business musicale, sulla Rete si sono sviluppati tutti i nuovi modelli di business di successo, da iTunes a YouTube a Spotify fino ai siti social come Facebook e Twitter che connettono gli artisti con i fan o costituiscono potentissimi strumenti di promozione. Le aziende discografiche ormai sono digitali e con questo approccio lavorano sul mercato. Anche la vendita di supporti fisici tradizionali come i Cd è fortemente influenzata dal digitale e dall’e-commerce: pensiamo ad Amazon e ai volumi che genera, anche in Italia.
In questo panorama, la novità di iTunes Radio quanto è innovativa?
Il servizio deve ancora partire, quindi non è facile capire a priori se sarà un successo o meno. Certamente offre molte opportunità di integrazione con l’ecosistema Apple, apprezzato dai consumatori di musica, e questo giocherà un ruolo determinante nella sua affermazione. Ma entra in un segmento fortemente condizionato dalla concorrenza e dove, a differenza del download, dove Apple era il key player, si troverà a lottare con servizi già molto popolari. È la prima volta che nella musica digitale Apple dovrà inseguire e non guidare il settore.
Quale modello di business le sembra vincente per le web radio?
Alla fine il servizio premium in abbonamento sarà destinato ad affermarsi, ma sarà importante la capacità delle aziende e dei partner di fare bundling: in Europa i servizi in streaming hanno più successo laddove sono integrati nell’offerta di un servizio mobile di telecomunicazioni. Vi sono case history di successo in tutta Europa e l’offerta integrata di musica nei pacchetti delle telco è un ottimo strumento per evitare il churn. I clienti poi pagano i servizi all’interno della propria bolletta telefonica rendendo ancora più facile la sottoscrizione di un abbonamento.
Quanto conta qui innovazione e componente social?
Sono fondamentali, soprattutto la componente social sta trasformando completamente la comunicazione e la promozione della musica. Pensiamo solo a ciò che è avvenuto quando è apparso su YouTube un frammento di 9 secondi del nuovo singolo degli Arcade Fire e che cosa è accaduto a livello virale sui social network, al fenomeno della condivisione di playlist con Spotify, Deezer e altri servizi o a Twitter Music come strumento per scoprire artisti e capire che cosa ascoltano gli amici.
Le web radio hanno molti utenti anche in Italia? E ci sono player italiani?
Lo streaming in Italia nel primo semestre del 2013 ha rappresentato il 30% di tutta l’offerta digitale, crescendo del 23% rispetto all’anno scorso, e questo comprende sia streaming audio che video e player nostrani, da CuboMusica di Telecom Italia alla start up Playme. Ma banda larga non capillare e pirateria sono freni importanti in Italia: è qui che occorre lavorare.