“La posizione del ministro Franceschini in merito alla necessità di adeguare il decreto ministeriale in materia di equo compenso, scaduto dal 2012, é apprezzabile, data l’urgenza”. Enzo Mazza, presidente della Fimi , commenta le dichiarazioni del ministro su una decisione a breve sulla questione.
“Per l’industria musicale lo strumento del compenso sui supporti e device per le riproduzioni a scopo personale è ancora valido anche nell’ecosistema digitale – spiega il presidente Mazza – La posizione di Radaelli, presidente di Anitec, che strumentalizza i dati relativi allo streaming musicale per concludere che la copia privata sia in diminuzione é sorprendente”.
“I nostri dati dicono che il segmento del CD rappresenta ancora più del 65 % del mercato italiano e lo streaming ha in realtà conquistato market share piú che altro a spese del download piuttosto che sul fisico – prosgue il presidente Fimi – La percentuale di chi utilizza lo strumento della riproduzione a scopo privato, da supporti come il cd musicale é in realtà aumentata, grazie alla disponibilità di più device (tablet e smartphone ) e l’opportunità di una “licenza” e non di una “tassa” per effettuare copie personali é un aspetto positivo della legislazione italiana”.
Mazza ricorda che in nessun Paese dove é presente un compenso, anche elevato, per smartphone e tablet, si é rilevato un rallentamento delle vendite di questi device, “anzi, essi continuano a crescere senza sosta, segno che l’impatto di un compenso di pochi euro é insignificante sulle dinamiche commerciali, mentre é molto più rilevante il mancato incasso da parte di autori, editori, artisti e produttori discografici, a causa dell’incremento di riproduzioni legali ad uso privato di contenuti musicali”.
Per il numero uno della Fimi, dunque., “l’offerta di musica su decine di piattaforme e modelli di business diversificati non può essere portata come esempio per limitare l’esercizio del diritto alla copia privata e al conseguente compenso”.
“Si é discusso ampiamente del valore di tale compenso e sono certo che il ministro ha fatto delle valutazioni di equità ma certamente non si può pensare che 90 centesimi di euro su uno smartphone, come previsti dall’attuale Dm scaduto, siano un compenso equo, soprattutto dopo oltre quattro anni di applicazione”, conclude.
Ieri Franceschini ha annunciato un tavolo con tutte le parti interessate: “Poi poi prenderò una decisione. Probabilmente mi prenderò fischi da tutti, perché così accade quando si devono fare mediazioni di questo genere, ma io ho un obbligo di legge, cioè rivedere quelle tabelle che sono del 2009 e che dovevano essere aggiornate nel 2012”.