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Mea culpa del fondatore di WhatsApp: “Mi sono venduto a Facebook”

Brian Acton ammette di aver ceduto i dati dei propri utenti al social, che aveva acquisito l’app di messaggistica per 22 miliardi di dollari nel 2014, per ottenere un guadagno più alto

Pubblicato il 28 Set 2018

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Un anno fa ha lasciato WhatsApp per dedicarsi ad una fondazione no profit e poi ha appoggiato il movimento #deletefacebook, nato dopo lo scandalo Cambridge Analityca. Ora Brian Acton, uno dei fondatori di WhatsApp, si racconta in una lunga intervista a Forbes, facendo mea culpa: “sono un venduto”, dice.

Acton spiega che si è sentito tradito due volte dalla società di Mark Zuckerberg che ha acquisito WhatsApp nel 2014 per 22 miliardi di dollari. La prima, quando ha ingannato l’Ue riguardo i piani di associare i dati di WhatsApp e Facebook in modo da migliorare le sue capacità di profilazione della pubblicità. La seconda quando Facebook ha iniziato a “esplorare” la possibilità di annunci pubblicitari anche per WhatsApp senza il consenso dei fondatori. E così ha deciso di lasciare. “Alla fine ho venduto la mia azienda – dice Acton a Forbes – Sono un venduto, lo riconosco”.

“Credo che attaccare le persone e la compagnia che ti hanno reso miliardario e che ti hanno protetto per anni, sia un colpo basso”, ha risposto a stretto giro David Marcus, manager di Facebook. Tra gli ex manager ‘pentiti’ di Facebook ci sono anche Sean Parker e Chamath Palihapitiya, che hanno pubblicamente attaccato la società.

Sempre in tema privacy, il sito Gizmodo ha spiegato che Facebook avrebbe usato i contatti che un utente ha sulla sua rubrica del telefono per inviare messaggi pubblicitari mirati. Secondo il sito, è stato possibile nel caso l’utente abbia condiviso con la piattaforma il suo numero di telefono per la procedura di sicurezza che si chiama “doppia autenticazione” o quando ha consentito al social di entrare nella propria rubrica per suggerire nuovi amici. “Usiamo le informazioni che le persone offrono per assicurare una migliore e più personalizzata esperienza, inclusa la pubblicità”, ha risposto Facebook.

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