Un buyback di azioni proprie fino al 10% del capitale, una nuova causa legale contro Vivendi in attesa delle decisioni dell’Agcom, un bilancio in rosso e una pay-tv da rilanciare anche con i diritti tv della Serie A. È un’assemblea ricca di indicazioni strategiche quella di Mediaset andata in scena oggi e chiamata ad approvare il bilancio 2016, nominare il collegio sindacale, dare il via libera al piano di acquisto di azioni proprie fino al 10% e alla relazione sulla remunerazione e nominare la società di revisione.
L’assemblea degli azionisti, cui non ha partecipato Vivendi, ha approvato l’acquisto di azioni proprie fino al 10% del capitale, con il voto favorevole anche della quasi totalità degli azionisti di minoranza (94%). Considerando anche Fininvest, la delibera ha ottenuto l’ok del 98% circa del capitale presente. Proprio in virtù di questo passaggio scatta quindi la fattispecie del cosiddetto “whitewash”, per cui le azioni proprie acquistate con questo piano (termine massimo di 18 mesi dall’approvazione) verranno incluse nel calcolo del capitale sociale nel caso in cui uno dei soci superi le soglie previste per il lancio dell’Opa obbligatoria. La misura rappresenta una azione difensiva, che dovrebbe favorire l’aumento della presa di Fininvest su Mediaset.
Anche se non c’è all’orizzonte una salita di Fininvest nell’azionariato del gruppo televisivo di Cologno Monzese, specialmente in un’ottica anti-Vivendi: “Ad oggi non vedo un grande motivo per salire nell’azionariato di Mediaset”, spiega l’Ad della stessa Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, parlando a margine dell’assemblea e riferendosi alla casa madre. Sui timori di una possibile scalata all’azienda da parte della società francese, Berlusconi risponde: “Oggi c’è una legge dello Stato italiano e un parere dell’Agcom che dice che devono stare entro il 9,8%, quindi non vediamo questo rischio”. Proprio contro la media company, Mediaset ha intentato una nuova causa lo scorso 8 giugno da Mediaset, chiedendo “al tribunale di ordinare a Vivendi la dismissione della partecipazione in Mediaset da effettuarsi secondo modalità e tempi non elusivi della pronuncia e tali da non alterare il corso di Borsa del titolo, fissando altresì la somma di denaro dovuta dalla stessa Vivendi per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione della condanna”.
Con la nuova causa per violazione contrattuale, concorrenza sleale e violazione della legge sul pluralismo televisivo, la società televisiva ha chiesto al giudice di Milano Vincenzo Perozziello, che sta già trattando la vicenda sul mancato acquisto di Premium, la riunificazione dei due procedimenti. Motivo per cui il giudice ha cancellato l’udienza del prossimo 24 ottobre che riguardava il primo procedimento (nato dalle due denunce, una da parte di Mediaset e l’altra da parte di Finivest contro il gruppo francese e già riunificato lo scorso 21 marzo) e ha fissato entrambe le cause per il prossimo 19 dicembre proprio per valutare la loro eventuale riunione.
In attesa di conoscere le decisioni di Agcom in merito alle modalità con cui Vivendi intende ottemperare al provvedimento dell’Authority, che ha riscontrato la violazione delle norme sulla concentrazione tlc-media da parte del gruppo francese, Mediaset ha dunque deciso di innalzare lo scontro legale. La guerra con i francesi si è fatta pesantemente sentire sui conti del bilancio 2016, approvato oggi dall’assemblea riunita sotto la presidenza di Fedele Confalonieri.
“Premesso che l’esercizio è stato radicalmente alterato a causa dei gravi danni provocati alle attività italiane del gruppo dalle note violazioni normative, regolamentari e contrattuali di Vivendi (con effetti negativi non ricorrenti pari a un totale di 341,3 milioni di euro)”, spiega Mediaset in un comunicato, l’anno si è chiuso con ricavi consolidati netti pari a 3,667 miliardi contro i 3,525 dell’esercizio 2015, Ebit negativo per 189,2 milioni (era in positivo per 230,7 milioni l’anno prima) e risultato netto di gruppo in rosso per 294,5 milioni, rispetto al profitto di 3,8 milioni dell’anno precedente. L’assemblea degli azionisti, si legge nella nota, “ha approvato la copertura della perdita dell’esercizio pari a 150 milioni mediante parziale utilizzo della riserva straordinaria”. Il rapporto con i francesi, sottolinea Confalonieri, “doveva essere qualcosa di molto positivo ed è diventato un elemento fortemente negativo, un intralcio, un condizionamento pesante al nostro sviluppo”:
All’assemblea di gruppo ha trovato spazio anche la pay-tv Premium, tornata interamente nelle mani di Mediaset dopo l’acquisto dell’11,1% di capitale che era rimasto nelle mani di Telefonica. “Oggi Mediaset Premium è interamente nelle nostre mani e faremo il possibile per riportarla in equilibrio – sottolinea il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri – La società ha apertamente sofferto per il trauma subito dalla vicenda Vivendi. Ma nonostante questo l’azienda è rifocalizzata immediatamente sul business con un unico obiettivo: ristrutturare il business model rendendolo sostenibile”. Confalonieri annuncia che il rilancio di Premium passerà anche dal calcio e precisamente dalla Serie A. La pay-tv tornerà a farsi sotto dopo aver disertato la prima asta: “In autunno è prevista una nuova asta per i diritti tv della serie A, noi parteciperemo con l’obiettivo di ottenere la migliore offerta televisiva calcistica per i tifosi italiani”.
Su questo fronte “non ci sono accordi di cui stiamo ragionando” con Sky, aggiunge Pier Silvio Berlusconi ricordando che “in passato” Sky e Mediaset si sono scambiati i diritti del calcio con beneficio per entrambe le società”. La strategia di Premium è comunque più ampia: “La stiamo rifocalizzando dal punto di vista Industriale – sottolinea Berlusconi -. Stiamo lavorando per perseguire un margine migliore più che fare abbonati e ricavi. I mesi di interim management hanno avuto un peso molto grosso sull’andamento e sulla campagna abbonamenti. Rispetto a quest’anno i conti saranno in miglioramento”.