La firma dell’accordo tra Mediaset e Vivendi potrebbe essere questione di giorni, se non di ore. Le trattativa tra il Gruppo di Cologno Monzese e la media company guidata da Vincent Bollorè è giunta alle sue battute finali e tutti i tasselli sono ormai al loro posto: scambio azionario al 3,5% e passaggio di Mediaset Premium sotto il vessillo francese.
Numeri alla mano tutto quadra, visto che la percentuale numericamente vale 150 milioni di Mediaset e 870 milioni di Vivendi, con un differenza di 720 milioni che sarà colmata dal conferimento della pay-tv. Che sia il primo e ultimo accordo tra le due compagnie o il primo passo verso una fusione è troppo presto per dirlo, ma è chiaro che l’unione delle forze tra il Gruppo della famiglia Berlusconi e quello del finanziere bretone, che in Italia è già socio forte di Telecom Italia e azionista di Mediobanca, rappresenta un evento importante nel mercato dei media e delle telecomunicazioni.
Specialmente in ottica di creazione di nuove sinergie sul mercato on demand, considerato dagli analisti come il segmento dalle prospettive più floride del settore media e rispetto al quale il progetto di Bollorè punta a mettere in piedi una piattaforma in grado di fare concorrenza agli over the top, soprattutto a Netflix. L’asse italo-francese, a cui ha lavorato nei scorsi mesi Tarak Ben Ammar, prevede anche l’ingresso di rappresentanti di Mediaset nel board di Vivendi e viceversa. Nel primo caso, secondo quanto riporta il Sole24Ore, il candidato accreditato a entrare nel Cda della compagnia transalpina è il regista italiano dell’operazione Pier Silvio Berlusconi, attuale presidente e amministratore delegato di Rti, ossia della società che gestisce tutte le attività televisive di Mediaset, nonché vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi che controlla tutto il Gruppo.
Nell’accordo, aggiunge il quotidiano economico-finanziario, non ci sono clausole di uscita né opzioni per comprare a termine. Una previsione che metterebbe la famiglia Silvio Berlusconi, che ha smentito la possibilità di fusione tra i due Gruppi, al riparo da possibili scalate fulminee da parte di Vivendi, ma solo sulla carta perché, Telecom Italia insegna, con Bollorè è sempre meglio non dare mai nulla per scontato.