Per la firma dell’accordo tra Mediaset e Vivendi bisognerà attendere ancora qualche ora, ma le possibilità che tutto venga chiuso entro il weekend ci sono eccome. Stanno proseguendo a ritmi serrati i summit tra i legali che stanno seguendo la trattativa tra il Gruppo di Cologno Monzese e la media company guidata da Vincent Bollorè, ossia gli studi Chiomenti e Carnelutti, al lavoro per limare gli ultimi aspetti contrattuali.
Accordo inalterato, si allungano i tempi – Nonostante lo slittamento, l’accordo è rimasto lo stesso già definito alla fine della scorsa settimana: scambio azionario al 3,5%, passaggio di Mediaset Premium sotto il vessillo francese (Vivendi liquiderà Telefonica, che ne detiene l’11%) e contestuale ingresso di nuovi rappresentanti nei rispettivi Cda (in quello di Vivendi dovrebbe entrare Pier Silvio Berlusconi). Non ci saranno clausole di uscita né opzioni per comprare a termine, quindi almeno a breve termine non sono previsti chissà quali altri scossoni per il capitale delle due compagnie.
Quest’operazione potrebbe essere l’inizio di una nuova fase di acquisizione, creazione e sfruttamento multi-territoriale dei contenuti capace di fare concorrenza alla piattaforma online Netflix che si sta aggressivamente espandendo in Europa, ma anche al colosso pan-europeo della pay-Tv Sky.
Nessun intreccio con Telecom Italia – Secondo gli addetti ai lavori, Vivendi non si fermerà all’accordo con Mediaset, anche se per ora non sembra nutrire mire espansionistiche sui mercati Tv di Germania o Uk – i maggiori in cui opera la sua filiale per le produzioni cinematografiche Studio Canal – è probabile che Vivendi voglia comprare nuove attività di distribuzione per l’home entertainment in Spagna e Italia. Ciò farebbe di Studio Canal un colosso veramente globale, con distribuzione diretta in Uk, Francia, Benelux, Germania, Australia, Spagna e Italia, che si aggiunge alle operazioni di Vivendi Universal Music Group.
Nella ragnatela che stanno tessendo Vivendi e Mediaset, soprattutto rispetto alla pay-tv Premium, non entrerà Telecom, mettendo così da parte le aspettative di chi era pronto a scommettere su un maxi-polo europeo delle Tlc che avrebbe coinvolto Italia (Mediaset, Telecom), Francia (Vivendi e forse Orange) e Spagna (Telefonica). Secondo fonti vicine alla trattative tra la media company di Bollorè e il Gruppo Milanese riportate dal Sole24Ore, il coinvolgimento della telco continuerà a riguardare solo i rapporti contrattuali. Almeno per ora, verrebbe da dire, visto che i mercati dei media e delle telecomunicazioni sono senza dubbio in fermento.
Vivendi: “Contenuti, contenuti, contenuti” – Le manovre di Studio Canal, che ha recentemente comprato una quota di minoranza in tre società di produzione indipendenti (le britanniche SunnyMarch e Urban Myth Films e la spagnola Bambu) e che ha già partecipazioni o quote di controllo in Red Production Company, Tandem, Sam e Guilty Party, costituiscono un complemento alle strategie complessive di Vivendi.
L’acquisto di quote in Telecom Italia, che ha visto il gruppo francese salire al 24,9% della telco nazionale, non va ricondotto, secondo molti osservatori, a un ritorno di Vivendi nel settore telecom (in cui possedeva Sfr, Maroc Telecom e la brasiliana Gvt, tutte poi vendute), ma di un potenziamento della propria presenza sul mercato dei contenuti.
Telecom Italia ha già un accordo di distribuzione con Mediaset. Inoltre, notano i commentatori americani, l’Italia “ha uno dei peggiori tassi di penetrazione della banda larga tra i paesi avanzati europei e ora che il governo italiano sta cercando di rimediare a questo ritardo il potenziale di crescita per gli azionisti di Telecom Italia è enorme” grazie al fatto che la telco ancora detiene un “quasi-monopolio” della rete fissa.
“Parliamo di milioni di cavi di linea fissa in Italia – ha indicato un top manager di Vivendi su deadline.com-. Telecom Italia va vista come una cable company che ha bisogno di contenuti, per cui questa è una strategia sul mercato dei media. É imperativo oggi offrire al pubblico il quadruple play se si vuole sopravvivere: non c’è solo il mobile e la banda larga, occorrono i contenuti per mantenere i clienti“.