CONCORRENZA

Mercati verticali, la Ue spariglia le carte: nel mirino i player dell’e-commerce e del web

La Commissione europea ha concluso la valutazione della Vertical block exemption regulation (Vber): occorre un totale aggiornamento per rispondere al nuovo contesto di mercato creato dalle piattaforme online

Pubblicato il 08 Set 2020

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L’e-commerce e i nuovi attori del mercato digitale, come gli Ott, mettono in crisi l’impianto normativo della Vertical block exemption regulation (Vber) dell’Unione europea e le relative Vertical guidelines (il regolamento di esenzione per categoria di accordi verticali e linee guida sugli accordi verticali tra imprese). Questi strumenti “sono utili e facilitano in modo significativo l’autovalutazione da parte delle imprese dei loro accordi verticali. Tuttavia il mercato è notevolmente mutato e la valutazione” cui tali regole sono state sottoposte “ha portato alla luce una serie di problematiche che devono essere affrontate”, ha dichiarato Margrethe Vestager, vice presidente esecutivo della Commissione europea a capo delle politiche sulla concorrenza. “La Commissione rifletterà su come risolvere queste problematiche per assicurarsi che le regole restino idonee in un mondo sempre più digitale che cambia a ritmi veloci”.

La rivoluzione delle piattaforme digitali

I commenti della Vestager sono arrivati a corredo della pubblicazione da parte dell’esecutivo Ue di uno “Staff working document” che sintetizza i risultati della valutazione del Vber e delle linee guida verticali. Ora la Commissione avvierà una valutazione d’impatto per esaminare le opzioni per risolvere le problematiche emerse. Bruxelles potrebbe decidere di far decadere i due strumenti normativi oppure di rinnovarli in parte o in toto.

La Commissione sottolinea che è in particolare la crescita delle vendite online e l’affermazione di nuovi attori di mercato come le piattaforme online ad aver portato cambiamenti significativi nei modelli di distribuzione. Per esempio, sono aumentate le vendite dirette da parte dei fornitori e cresce il ricorso ai sistemi di distribuzione selettiva, che danno ai fornitori un controllo più puntuale sulle condizioni di rivendita. Inoltre, si sono diffusi nuovi tipi di restrizioni verticali, come quelle sulle vendite tramite marketplace online e sulla pubblicità online, nonché le clausole di retail parity.

Internet richiede nuove regole

Tra le problematiche legate al funzionamento delle regole di esenzione per categoria di accordi verticali, la Commissione sottolinea, in alcuni casi, la mancanza di chiarezza e la difficoltà di applicazione. Alcune regole non sono più adatte all’attuale contesto di business, in particolare quando si tratta di applicare le regole esistenti ai nuovi attori di mercato che non rientrano nella tradizionale definizione di fornitura e distribuzione e alle nuove restrizioni sulle vendite online.

Bruxelles ha anche individuato delle lacune nelle regole, come la mancanza di linee guida per la valutazione delle clausole di retail parity o delle restrizioni sull’uso dei siti di comparazione dei prezzi.

Infine, la Commissione pensa che ci sia spazio per semplificare le regole, limitare gli oneri delle aziende nell’autovalutazione della compatibilità dei loro accordi verticali con l’articolo 101 del Tfeu (Trattato sul funzionamento dell’Unione europea) e armonizzare le interpretazioni da parte delle autorità Antitrust e dei tribunali nazionali.

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