Con le recenti dimissioni di Raffaele Agrusti da Cfo Rai si apre un capitolo imprevisto, ma non inedito, per la quotata Rai Way che, nei prossimi giorni, dovrebbe convocare un importante Cda. Imprevisto perché, nonostante le indiscrezioni che circolavano da tempo, era difficile immaginare che Agrusti avrebbe lasciato le redini della Direzione finanziaria di Viale Mazzini proprio a ridosso della bufera che ha colpito il DG, Antonio Campo Dall’Orto, e che lo ha portato poi alle sue dimissioni. È molto verosimile che le due vicende non siano direttamente connesse tra loro, ma, si dice in ambienti Rai, è noto che tra i due non corresse proprio un grande feeling.
Le interpretazioni sono: la prima riguarda il tetto dei compensi dei super dirigenti Rai e il tetto imposto dalla legge di 240 mila euro non appariva una cifra sufficiente a compensare le responsabilità alle quali il Cfo doveva far fronte. La seconda è stata la condotta del vertice Rai sul dossier Anac di Raffaele Cantone sulle presunte irregolarità di 21 assunzioni, tra le quali, appunto, rientrava anche quella di Agrusti. In questo contesto, al direttore finanziario non è apparsa vera la possibilità di tornare alla sua precedente occupazione in ambito Assicurativo come Direttore Generale di ItAss.
Come detto prima, il problema era ben noto a tutti e, ciononostante, nessuno si è preso la briga di intervenire per tempo e il risultato è che, in questo momento, il Servizio pubblico radiotelevisivo è privo di un ruolo strategico di grande importanza (oltre che del Cso). È superfluo ricordare che la Rai è alla vigilia di appuntamenti inderogabili dove vengono richieste risposte forti e convincenti (rinnovo contratto di servizio, piano editoriale sull’informazione, palinsesti autunno inverno etc) che, al momento, non si riesce a capire chi possa dare.
Per quanto riguarda Rai Way le dimissioni di Agrusti da Cfo Rai non implicano automaticamente quelle da Presidente della società quotata dal 2014, proprio come è già avvenuto con il suo predecessore, Camillo Rossotto, rimasto in carica anche dopo le sue dimissioni da Rai. Quindi uno scenario non inedito ma certamente ricco di possibili sorprese. Il presidente del Cda, infatti, rappresenta l’azionista di maggioranza ed è difficile supporre che questa responsabilità venga lasciata in mano ad un esterno a Viale Mazzini, anzitutto perché, è lecito supporre, che a questo nuovo vertice possa venire assegnata la responsabilità di avviare il lungo e complesso iter di aggregazione delle torri di trasmissione.
La composizione dell’attuale consiglio di Rai Way, aumentato a nove rispetto al precedente, è avvenuta in un contesto gestionale e di rapporto con l’azionista di maggioranza dove era inteso un piano industriale in grado di dare maggiore impulso alle attività societarie al di fuori della convenzione con la Rai (che, da sola, copre oltre l’80% del fatturato per i prossimi 18 anni). Finora, per buona parte, l’azienda ha operato una serie di aggiustamenti sui costi interni, sulla riorganizzazione e, sostanzialmente, ha agito sulla leva dell’efficientamento piuttosto sull’aggressione a nuove aree di mercato. Tutto questo ha garantito una buona performance del titolo, ma potrebbe non essere sufficiente a fronteggiare le nuove sfide non solo tecnologiche che si intravvedono. E, proprio a proposito di performance, è ancora insoluto l’interrogativo sull’uscita di scena del precedente amministratore delegato, Stefano Ciccotti, ancora senza formale motivazione constatato che, sotto la sua gestione, la Società comunque è cresciuta.
Il mercato crede fortemente alla prospettiva del polo delle torri ed è proprio di questi giorni la notizia dell’esito fortemente positivo del road show internazionale di Inwitt, interlocutore fortemente interessato al dossier. L’altro attore di primo piano, Ei Towers, continua a rimanere alla finestra e il suo Ad non fa altro che ripetere di veder sempre con attenzione l’avvio di questo processo. Il Governo, da tempo, ribadisce la sua benedizione alla sola condizione della salvaguardia dell’interesse pubblico.
L’interesse del mercato, inoltre, è determinato da un’altra serie di considerazioni che riguardano il futuro delle torri di trasmissioni che potrebbero incidere non poco sul business complessivo del settore. Come noto, entro il 2022, le disposizioni comunitarie in materia di allocazione delle frequenze di trasmissione radiotelevisiva prevedono una redistribuzione delle stesse dai broadcaster agli operatori Tlc. Si prevede che i mux di trasmissione possano ridursi di diverse unità, si parla di 6 su 20 mentre, di contro, le nuove modalità di distribuzione e fruizione dei prodotti audiovisivi attraverso la banda larga come del 5G potrebbe rendere più debole il modello di trasmissione del segnale Tv attraverso le torri tradizionali e non sono pochi coloro che intravvedono sin d’ora la fine del Dtt, con tutto ciò che ne consegue.
In questo contesto la domanda centrale è molto semplice: Rai e Rai Way sono sufficientemente attrezzate da un punto di vista manageriale a sostenere queste sfide? La domanda ne sottende un’altra: Rai Way sarà in grado di produrre una redditività, e quindi dividendi agli azionisti, oltre a quanto previsto dalla rendita garantita dal contratto di servizio?
Ora quindi si pone anzitutto il problema di rinnovare il Presidente della quotata di Via Teulada prima possibile. L’attuale ticket Presidente/AD nasce con la fiducia e su mandato di un azionista di maggioranza che, al momento, sta mutando la sua composizione e i suoi equilibri e non è detto che il nuovo DG Rai possa riconfermare la scelta del suo predecessore e prendere al balzo la palla della nomina del Presidente per proporre un diverso indirizzo operativo alla Società.
Quali dovrebbero essere le sue principali caratteristiche? Anzitutto dovrebbe essere un dipendente Rai o anche di Rai Way purché stimato ed apprezzato a Viale Mazzini. Dovrebbe poi avere una capacità ed esperienza significativa di gestione societaria maturata tra le consociate di Viale Mazzini (Rai Pubblicità, Rai Cinema, Rai Com) e quelli con queste due semplici caratteristiche riduce la ricerca a ben pochi nomi. Ma, suggerisce una autorevole fonte di Viale Mazzini, dovrebbe inoltre essere in grado di “dialogare con la politica”, cioè un interlocutore capace di gestire efficacemente le relazioni esterne alla società. E, beninteso, pur non essendo necessariamente ingegnere, dovrebbe conoscere sufficientemente il settore. L’identikit è chiaro e i nomi proponibili noti. Questo passaggio potrà avvenire dopo il cambio della guardia a Viale Mazzini e sarà sufficiente attendere ancora pochi giorni.