Mercato Tlc, “è ora di sostenere i consumi”

In questi vent’anni i Paesi Ocse hanno focalizzato l’attenzione sulle politiche a supporto dell’offerta. Ma non basta più: se si vuole mettere a valore il comparto è necessario eliminare gli ostacoli che frenano gli utenti. L’analisi del commissario Agcom, Antonio Nicita

Pubblicato il 01 Lug 2015

Servono “spinte gentili” per sostenere i consumatori. Potrebbe essere riassunta così l’analisi del commissario Agcom, Antonio Nicita, pubblicata sul Sole 24 Ore in cui ricorda come in questi ultimi vent’anni “le liberalizzazione delle industrie a rete nei paesi Ocse si sono focalizzate sulle politiche dal lato dell’offerta” anche se da tempo “i dati dimostrano da un lato che le posizioni dominanti sono difficili da eliminare e dall’altro che solo una parte dei consumatori tende a sostituire il fornitore abituale. Ciò ha posto i regolatori di fronte al problema della concorrenza dal lato della domanda, a partire dall’analisi dei fattori che frenano la mobilità dei consumatori”.

Se, infatti, il consumatore non è in grado di muoversi verso le offerte più convenienti, la concorrenza sul mercato ne risulta diminuita. In questo senso – avvisa Nicita – non sono soltanto i tradizionali costi di transazione o di switch a frenare la mobilità dei consumatori, ma anche le loro caratteristiche cognitive, l’attitudine nei confronti del rischio e dell’incertezza, la preferenza nei confronti dell’occupazione del proprio tempo (che ci fa rinviare a domani le noiose pratiche per il cambio operatore) e persino la distrazione (che ci fa dimenticare di mandare avvisi o disdette per tempo).

“Di fronte alla dimensione behavioral del consumatore, si pongono quindi nuove sfide per chi deve definire le regole di protezione o di stimolo (empowerment) del consumatore – evidenzia il commissario – Sicuramente aiutano la semplificazione delle procedure di cambio dell’operatore e la trasparenza delle offerte, inclusa l’informazione circa le proprie attitudini al consumo”.

Per quanto riguarda l’individuazione di misure regolatorie univoche sui “diritti” (default) in caso di variazione delle condizioni contrattuali, la risposta non è univoca “perché – spiega Nicita – l’attitudine all’inerzia può impedirci sia di “uscire” da offerte non convenienti sia di “entrare” in offerte migliorative. Ne deriva che regole favorevoli ad alcuni non lo sono necessariamente per altri. La scelta operata dal regolatore deve quindi essere ponderata perché può discriminare tra diversi tipi di consumatore”.

Una risposta ragionevole l’ha allora suggerita Cass Sunstein, con la sua formulazione di un “paternalismo liberale”. “Non un ossimoro, ma il disegno regolatorio di una “spinta gentile” (nudging) al consumatore inerte, fatta di trasparenza informativa, semplificazione delle offerte e combinazione flessibile di diverse opzioni (mixed default) – dice – Non un’unica regola ottima di default, dunque, ma un insieme di misure da applicare e verificare progressivamente, caso per caso, alle diverse tipologie di consumi e di consumatori. Se ha ragione Sunstein, come sembra, anche i regolatori avranno presto bisogno di una spinta gentile per superare i limiti dell’approccio tradizionale alla tutela dei consumatori”.

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