ANTITRUST

Meta (Facebook) scende sotto i 600 miliardi di market cap. E si “salva” (per ora) dalle nuove regole Usa

L’azienda al di sotto della soglia spartiacque che configura le Big tech nell’ambito del pacchetto di norme in preparazione al Congresso per arginare lo strapotere di mercato. Per Google, Amazon e Apple la minaccia dello “spezzatino”

Pubblicato il 09 Feb 2022

digitale-tecnologia

Le perdite sul titolo di Meta (Facebook) potrebbero essere una buona notizia per Mark Zuckerberg perché lo “salverebbero” dalle nuove regole antitrust sulle Big tech in discussione al Congresso Usa. L’azienda delle piattaforme social è scesa ieri sotto i 600 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato per la prima volta da maggio 2020. Le azioni hanno subito un calo del 2,1%, fissando il market cap a 599,32 miliardi.

Con questo valore Meta non rientra più nell’attuale definizione di Big tech (“covered platform” secondo il linguaggio della nuova legge) su cui lavorano i deputati americani all’interno del nuovo pacchetto legislativo (“A stronger online economy: opportunity, innovation, choice”) specificamente rivolte ai colossi tecnologici. Se Meta rimarrà sotto la soglia dei 600 miliardi di dollari e se la definizione dei parlamentari non verrà modificata, l’azienda Zuckerberg non sarà soggetta a nuove limitazioni, in particolare sull’attività di merger & acquisition (M&A), e avrà un vantaggio su giganti come Amazon, Alphabet (Google), Apple e Microsoft che hanno superato addirittura la capitalizzazione di 1 trilione.

Nel mirino le acquisizioni delle rivali più piccole

Il vantaggio di Facebook ovviamente decadrebbe se la proposta del Senato di abbassare la soglia critica a 550 miliardi di dollari venisse approvata. Ciononostante, il dibattito in corso sul nuovo pacchetto antitrust per le Big tech dimostra ancora una volta la difficoltà di disegnare leggi efficaci per regolare l’industria tecnologica e digitale che evolve rapidamente.

Il pacchetto antitrust si compone di cinque misure di cui quattro si applicano specificamente alle Big tech. Una delle misure potrebbe impattare Meta in modo significativo, se rientrerà alla fine nella definizione di “covered platform”: il “Platform competition and opportunity act”. La legge rende più difficile per le Big tech acquisire giovani società che sono potenzialmente concorrenti.

Facebook ha fatto acquisizioni di questo tipo comprando Instagram e WhatsApp, secondo quanto sostiene l’accusa nella causa ancora in corso intentata dalla Federal trade commission (Ftc) contro Menlo Park. Per gli avvocati federali Zuckerberg avrebbe comprato le due piattaforme per mantenere il monopolio sul mercato.

Le misure anti-Big tech del nuovo pacchetto antitrust

Secondo quanto propongono i legislatori bipartisan il dipartimento di Giustizia americano (DoJ) e la Ftc avrebbero l’autorità per inserire un’azienda nella categoria di “covered platform” se soddisfano queste condizioni: hanno 50 milioni di utenti attivi mensili o 100.000 utenti business mensili; hanno vendite o capitalizzazione di mercato superiore a 600 miliardi di dollari; e sono un “partner commerciale cruciale”.

Scendendo nel dettaglio delle quattro misure-anti Big tech del pacchetto, la legge “American innovation and choice act” proibisce alle piattaforme di attuare condotta discriminatoria, tra cui conferire vantaggio ai propri prodotti e servizi o attività o escludere quelli concorrenti.

Il “Platform competition and opportunity act”, come abbiamo visto, prende di mira l’attività di M&A potenzialmente utilizzata per garantire il controllo di mercato.

Amazon, Apple Google: torna lo spettro dello “spezzatino”

Importanti implicazioni per colossi come Amazon, Apple e Google ha un’altra legge del pacchetto, “Ending platform monopolies act”, perché permetterebbe alle autorità di ordinare lo scorporo di attività in cui viene rilevato un conflitto di interessi o che “usano la covered platform per la vendita o la fornitura di suoi prodotti o servizi” o “offrono un prodotto o servizio che un utente business deve acquistare per accedere al posizionamento sulla covered platform”.

Infine, l’Access Act (“Augmenting compatibility and competition by enabling service switching act” )impone alle Big tech di avere interfacce che rendono facile la portabilità dei dati dell’utente e garantiscono l’interoperabilità con le attività concorrenti.

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