La Terra sta rallentando, anche se impercettibilmente, e per questo l’orario di riferimento mondiale ultra-accurato usato per i sistemi informatici e scientifici viene periodicamente corretto. Ben 27 modifiche in appena 50 anni: troppe, comunica in un blogpost Meta, l’azienda che detiene Facebook (QUI IL LINK AL TESTO ORIGINALE), perché creano ogni volta grandi problemi informatici e i costi ne superano i benefici.
Il giorno è definito come il tempo che il nostro pianeta impiega a completare una rotazione, un movimento che misuriamo mediamente in 86.400 secondi, ossia 24 ore, ma che a ben vedere non è mai così preciso regolare. Infatti, a causa di molti fattori – dalla perdita dei ghiacci, ai terremoti o le maree, fino ai cambiamenti del volume dei mari – la rotazione del nostro pianeta oscilla continuamente ma in generale si nota che sta gradualmente rallentando. Lo scorso giugno è stato registrato il giorno più corto di sempre, circa 1,59 millisecondi in meno, ma nel complesso la durata dei giorni sta crescendo di circa 2,3 millisecondi ogni cento anni.
Il rimedio nei “secondi intercalari”
Cambiamenti impercettibili per tutti ma non per gli strumenti scientifici di altissima precisione e per molti sistemi informatici che hanno bisogno per funzionare di misure di tempo super accurate, tanto da aver obbligato a modificare il segnale orario universale Utc ben 27 volte in 50 anni introducendo ‘secondi intercalari‘, modifiche in realtà di piccolissime frazioni di secondo.
“Una soluzione – spiegano Oleg Obleukhov e Ahmad Byagowi, ricercatori di Meta – che era accettabile nel 1972″. Ma non più ora. Secondo i responsabili di Meta ogni modifica porta con sé problemi molto complessi e può esporre i sistemi informatici a gravi pericoli tanto che da causare più danni che benefici. Per questo “supportiamo lo stop a ulteriori introduzioni di secondi intercalari per almeno i prossimi mille anni”.