Metroweb, il Governo: no a Telecom subito al 51%

Nuovo round del tavolo a Palazzo chigi sugli investimenti. A confronto il sottosegretario Giacomelli, Raffaele Tiscar, il presidente Cdp Franco Bassanini e i consulenti del Governo. Sul tavolo i nodi della società della rete e Metroweb

Pubblicato il 21 Gen 2015

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Il Governo dice no alla possibile acquisizione per Telecom del 51% di Metroweb, una eventualità per impedire la quale il’esecutivo sarebbe pronto a mettere dei paletti invalicabili. E’ questo, secondo fonti citate dall’agenzia Mf-Dj, l’orientamento scaturito dalla riunione di oggi pomeriggio del tavolo di Palazzo Chigi sul piano del Governo per gli investimenti sull’ultrabroadband. Per la seconda volta dopo le festività natalizie sono tornati a incontrarsi il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, il consulente del premier Yoram Gutgeld, il vicesegretario generale della presidenza del Consiglio Raffaele Tiscar e Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e prestiti.

Il timore del Governo, secondo le indiscrezioni che circolano in queste ore, sarebbe quello che, una volta venduta la maggioranza di Metroweb a Telecom, la società guidata dall’a.d. Marco Patuano possa non effettuare gli investimenti necessari per la digitalizzazione del Paese sulla banda ultra-larga. Di qui la proposta di una soluzione di mezzo, modello put and call, al fine di cedere quote minori man mano che gli investimenti vengono effettuati. Nell’incontro si sarebbe valutata anche la proposta di Vodafone, che invece sarebbe intenzionata a entrare con una soluzione “condominio” ossia con una sola rete su tutto il territorio e l’apporto di tutti gli investimenti fatti dagli operatori nella fibra ottica.

L’obiettivo delle riunioni a palazzo Chigi, che proseguiranno nelle settimane a cadenze regolari, con un incontro già fissato per la prossima settimana, è monitorare lo stato di attuazione delle politiche del Governo sulla banda larga, dopo che l’esecutivo ha mobilitato più di sei miliardi di euro tra fondi europei regionali e per lo sviluppo e coesione, e vigilare che non si verifichino battute d’arresto in vista del raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020.

I dossier più caldi, in questo momento, sono quelli sul futuro di Metroweb e sulla società della rete, il soggetto che potrebbe essere costruito proprio attraverso Metroweb, con il Coordinamento di Cdp, che ne controla il principale azionista, cioè il fondo F2i, aprendo il capitale agli operatori interessati. Un tema sul quale tutti i partecipanti al tavolo sono impegnati a trovare una soluzione di sintesi e gli indirizzi verso i quali orientare le future scelte del Governo.

Una strategia che si è finora scontrata, però, con le intenzioni di Telecom, contraria a un’ipotesi di “condominio” nella nuova società, e che aveva posto come condizione quella di poter contare da subito sul 51% del nuovo veicolo. Come contropartita Telecom sarebbe disponibile a inserire il programma degli investimenti nei patti parasociali, e a garantire l’equivalence of input, cioé la parità di accesso agli altri operatori. “Telecom Italia è la soluzione alle sfide, non il problema”, aveva sottolineato nei giorni scorsi Giuseppe Recchi, presidente di Telecom Italia, all’agenzia Radiocor. “Dipende da come…”, aveva poi detto sulla realizzazione della società della rete, senza voler aggiungere altro. A questo punto la palla è nelle mani di F2i, chiamata a dare una risposta sia a Telecom che a Vodafone, incontrate nei giorni scorsi per esaminare la loro candidatura per acquistare la quota di maggioranza che il fondo detiene in Metroweb.

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