Metroweb: offerte non sufficienti, F2i cerca il rilancio

Secondo MF-DowJones il fondo non ha ancora le informazioni necessarie per decidere di cedere la quota. A frenare anche i vincoli di lock-up degli azionisti e le questioni di antitrust

Pubblicato il 20 Nov 2014

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A fronte della presentazione delle manifestazioni di interesse per la quota detenuta da F2i in Metroweb non ci sarebbero presupposti sufficienti perchè l’operazione possa andare a buon fine. E’ quanto ha appreso MF-Dowjones da una fonte a conoscenza del dossier, che ha sottolineato come al momento non ci sono informazioni sufficienti per fare in modo che il fondo possa decidere cosa fare della quota detenuta nella società della banda larga. La fonte ha inoltre confermato che sono state presentate manifestazioni di interesse da parte di diversi operatori, tra cui anche Telecom Italia e Vodafone.

Oltre alla carenza informativa, spiega ancora la fonte, ci sarebbe scetticismo anche per quanto riguarda i vincoli di lock-up degli azionisti di Metroweb e la questione delle autorità di competenza, in particolare l’Antitrust.

Ieri un portavoce di F2i aveva spiegato che “non è stato avviato alcun processo di vendita” formale della quota. “Sono state ricevute da piú operatori delle manifestazioni di interesse informali che saranno esaminate dal management nelle prossime settimane”.

La società della fibra ottica dovrebbe essere valutata almeno 450 milioni di euro a livello di enterprise value che, sulla base del margine operativo lordo di Metroweb di 50 milioni di euro, implica un multiplo ev/ebitda di 9,3 volte, superiore a quella di TI di 5,3 volte a causa dell’unicità dell’asset.

La base di partenza è la valutazione di ingresso nell’operazione che ha portato F2i nel capitale, che è appunto 450 milioni di euro. Metroweb ha chiuso il 2013 con margini molto alti e quest’anno dovrebbe vedere una crescita degli utili.

Ancora ieri il presidente di Cdp, Franco Bassanini, ha asicurato che per la cessione della partecipazione di F2i in Metroweb ci sarà una gara. “Cdp è un investitore di lungo periodo e quindi non ha interesse a vendere la sua quota – ha precisato a margine di un convegno a Roma – F2i ha un’altra impostazione, è un fondo, non ha una visione di lungo periodo e quindi ragionevolmente può essere interessato a vendere la propria quota”.

“Non ci si faccia delle illusioni, ci sarà una competizione, una gara, si dovranno presentare delle offerte – ha spiegato Bassanini – Ma non é che si può contestare il possibile esito dicendo che si crea un problema di monopolio”.

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