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Microchip, Breton: “L’Europa pronta a creare un’alleanza tra ricerca e industria”

In un’intervista rilasciata a Les Echos, il Commissario europeo per la Politica industriale e il Mercato interno svela il progetto, sostenuto da 22 Paesi membri, che con un investimento di 20 miliardi di euro vedrà in campo tutti gli attori della filiera. Obiettivo: raddoppiare la capacità produttiva entro il 2030

Pubblicato il 28 Apr 2021

thierry – breton

Per fronteggiare la carenza globale di semiconduttori che sta destabilizzando industrie strategiche, come quella automobilistica e quella della telefonia, l’Europa è pronta a creare un’alleanza “tra industriali e ricercatori”. A dirlo è il commissario europeo per la Politica industriale e il mercato interno, Thierry Breton, in un’intervista al quotidiano Les Echos in edicola oggi.

L’attuale carenza di chip elettronici incide in effetti pesantemente sulle attività delle case automobilistiche, i cui stabilimenti sono costretti a fare veri e propri stop and go: in Renault dovrebbe incidere sui volumi di almeno 100 mila veicoli quest’anno, secondo il numero uno Luca de Meo. Anche Volkswagen, e Stellantis hanno recentemente ridotto la loro produzione.

Le finalità del progetto

“L’obiettivo è prima di tutto raddoppiare la nostra capacità produttiva e la nostra quota di mercato entro il 2030, dal 10% di oggi al 20% di domani”, spiega Breton. “Nell’ambito della revisione strategica industriale dell’Unione europea che sarà presentata il 5 maggio, lanceremo un’alleanza europea che riunirà tutti gli attori della catena di produzione dei semiconduttori“, aggiunge il commissario, secondo cui 22 Paesi membri “già sostengono il progetto”.

Breton precisa che le istituzioni sono “in procinto di finalizzare le discussioni con Nxp, Infineon, StMicroelectronics, Bosch, Siemens, Asml”. Coinvolti anche ricercatori di Cea-Leti in Francia, dell’istituto Fraunhofer in Germania o Imec in Belgio e Paesi Bassi. Ma il confronto è aperto anche a “operatori di telecomunicazioni e case automobilistiche“. L’obiettivo è realizzare un nuovo Piiec (Progetto di comune interesse europeo) “del valore di circa 20 miliardi di euro” che dovrebbe consentire all’Europa di padroneggiare “semiconduttori inferiori a 5 nanometri, o anche inferiori a 2 nm” entro 10 o 15 anni. Fissare l’asticella a 2 nm “è ambizioso” ma è “la conditio sine qua non per la nostra sovranità digitale”, sostiene Breton. “Questa è la direzione che stanno prendendo tutti i concorrenti come Intel, Tsmc o produttori cinesi“.

Il mercato, prosegue il commissario, “sarà enorme, che si tratti di auto elettriche e autonome, tecnologie 5G e 6G, Internet of things, Industry 4.0, chip per intelligenza artificiale“.

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