LA VERTENZA

Micron: “Avanti con la mobilità”

Dopo l’incontro al Mise le posizioni rimangono distanti. In bilico 419 posti di lavoro, un terzo di quelli su cui può contare la multinazionale in Italia. L’azienda: “In atto la riorganizzazione globale del gruppo”. Nicola Alberta (Fim Cisl): “Atteggiamento irresponsabile e inaccettabile”. Prossimo incontro al ministero il 21 febbraio

Pubblicato il 29 Gen 2014

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La Micron rimane ferma sulle sue posizioni, e chiede la mobilità per 419 dipendenti. Nell’incontro che si è tenuto ieri pomeriggio al Mise, a cui hanno preso parte una delegazione di rappresentanti di Micron Semiconductor Italia, i sindacati e il Governo, e gli Enti locali che ospitano stabilimenti della multinazionale, l’azienda ha ribadito le sue intenzioni, con esuberi pari al 40 per cento della forza lavoro in Italia.

Micron – fanno sapere dall’azienda – ha ribadito la volontà di procedere alla ristrutturazione della propria presenza in Italia, così come indicato nella richiesta formale di apertura della procedura di licenziamento collettivo e messa in mobilità inviata il 21 gennaio al Mise e alle organizzazioni sindacali, e la disponibilità al confronto all’interno della procedura”.

“La ristrutturazione delle attività in Italia – spiegano da Micron – è parte della necessità di riorganizzare globalmente il Gruppo spostando alcune funzioni di supporto in prossimità degli impianti di produzione e dei centri di Ricerca e Sviluppo, attualmente concentrati negli Stati Uniti e in Asia, e alcune funzioni collegate allo sviluppo commerciale e al marketing vicino alle sedi centrali e ai centri di Ricerca e Sviluppo dei suoi principali clienti”.

“L’atteggiamento di Micron è irresponsabile e inaccettabile – afferma Nicola Alberta, coordinatore nazionale Fim Cisl della microelettronica – Micron si sottrae alle sue responsabilità verso i lavoratori e il nostro Paese. I suoi rappresentanti – continua – hanno rigettato tutte le richieste che le organizzazioni sindacali che il Ministero e le istituzioni presenti hanno avanzato per far ritirare la mobilità e avviare un confronto, per trovare una soluzione per il rilancio della presenza in Italia”.

“E’ bene ricordare – prosegue Alberta – che stiamo parlando di un’azienda che non è in crisi e di un settore in piena espansione. Evidentemente per Micron è strategico più l’aspetto finanziario che quello industriale. Per noi questo è inaccettabile, nei prossimi giorni abbiamo previsto una mobilitazione in tutti i siti presenti in Italia con 8 ore di sciopero, decideremo con quale modalità. L’obiettivo resta quello di continuare il confronto e convincere l’azienda a rivedere la propria strategia industriale per Italia”.

La prossima riunione del tavolo al ministero è stata fissata per il 21 febbraio, mentre nel frattempo, il 7 e il 12 febbraio, sono previsti incontri dei vertici dell’azienda con i sindacati.

“Non siamo per nulla soddisfatti dell’esito dell’incontro – commenta Matteo Spampinato, segretario della Uilm per la provincia di Catania – La mobilità riguarderebbe 128 dei 324 lavoratori dello stabilimento catanese. Restano ancora sessanta giorni di tempo per scongiurare i licenziamenti. In queste settimane valuteremo nuove iniziative”.

“La decisione della Micron è inaccettabile e deve trovare una decisa risposta dal Governo regionale e da quello nazionale. Prioritaria deve essere la tutela dei lavoratori e del loro futuro occupazionale”, afferma Salvo Pogliese, vice presidente dell’Assemblea regionale siciliana.

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