La Micron rimane ferma sulle sue posizioni, e chiede la mobilità per 419 dipendenti. Nell’incontro che si è tenuto ieri pomeriggio al Mise, a cui hanno preso parte una delegazione di rappresentanti di Micron Semiconductor Italia, i sindacati e il Governo, e gli Enti locali che ospitano stabilimenti della multinazionale, l’azienda ha ribadito le sue intenzioni, con esuberi pari al 40 per cento della forza lavoro in Italia.
“Micron – fanno sapere dall’azienda – ha ribadito la volontà di procedere alla ristrutturazione della propria presenza in Italia, così come indicato nella richiesta formale di apertura della procedura di licenziamento collettivo e messa in mobilità inviata il 21 gennaio al Mise e alle organizzazioni sindacali, e la disponibilità al confronto all’interno della procedura”.
“La ristrutturazione delle attività in Italia – spiegano da Micron – è parte della necessità di riorganizzare globalmente il Gruppo spostando alcune funzioni di supporto in prossimità degli impianti di produzione e dei centri di Ricerca e Sviluppo, attualmente concentrati negli Stati Uniti e in Asia, e alcune funzioni collegate allo sviluppo commerciale e al marketing vicino alle sedi centrali e ai centri di Ricerca e Sviluppo dei suoi principali clienti”.
“L’atteggiamento di Micron è irresponsabile e inaccettabile – afferma Nicola Alberta, coordinatore nazionale Fim Cisl della microelettronica – Micron si sottrae alle sue responsabilità verso i lavoratori e il nostro Paese. I suoi rappresentanti – continua – hanno rigettato tutte le richieste che le organizzazioni sindacali che il Ministero e le istituzioni presenti hanno avanzato per far ritirare la mobilità e avviare un confronto, per trovare una soluzione per il rilancio della presenza in Italia”.
“E’ bene ricordare – prosegue Alberta – che stiamo parlando di un’azienda che non è in crisi e di un settore in piena espansione. Evidentemente per Micron è strategico più l’aspetto finanziario che quello industriale. Per noi questo è inaccettabile, nei prossimi giorni abbiamo previsto una mobilitazione in tutti i siti presenti in Italia con 8 ore di sciopero, decideremo con quale modalità. L’obiettivo resta quello di continuare il confronto e convincere l’azienda a rivedere la propria strategia industriale per Italia”.
La prossima riunione del tavolo al ministero è stata fissata per il 21 febbraio, mentre nel frattempo, il 7 e il 12 febbraio, sono previsti incontri dei vertici dell’azienda con i sindacati.
“Non siamo per nulla soddisfatti dell’esito dell’incontro – commenta Matteo Spampinato, segretario della Uilm per la provincia di Catania – La mobilità riguarderebbe 128 dei 324 lavoratori dello stabilimento catanese. Restano ancora sessanta giorni di tempo per scongiurare i licenziamenti. In queste settimane valuteremo nuove iniziative”.
“La decisione della Micron è inaccettabile e deve trovare una decisa risposta dal Governo regionale e da quello nazionale. Prioritaria deve essere la tutela dei lavoratori e del loro futuro occupazionale”, afferma Salvo Pogliese, vice presidente dell’Assemblea regionale siciliana.