LA VERTENZA

Micron, cinque giorni per evitare i licenziamenti

Domani incontro al Mise tra i segretari nazionali di Fim, Fiom e Uilm e il ministro Federica Guidi. Nicola Alberta (Fim Cisl): “Serva per dare una svolta”. Turi (Fiom): “Si comincia a parlare di ricollocamenti”. Il 7 aprile si chiuderà la procedura di mobilità e da quel giorno l’azienda potrà inviare le lettere.

Pubblicato il 02 Apr 2014

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Dopo la riunione di ieri al ministero del Lavoro, in cui non è stato raggiunto un accordo per la soluzione della vertenza Micron, l’ultima spiaggia per evitare il licenziamento annunciato di 419 lavoratori della multinazionale statunitense, un terzo della forza lavoro in Italia della società, potrebbe essere l’incontro di domani tra i segretari nazionali Di Fim, Fiom e Uilm e il ministro Federica Guidi, mentre come previsto dalle norme sulla mobilità, l’ultimo incontro al ministero del Lavoro si terrà il 7 aprile, quando scadranno i termini di legge della procedura.

“Ci aspettiamo che l’incontro sia utile per dare finalmente una svolta alla vertenza – afferma Nicola Alberta, coordinatore nazionale Fim-Cisl del settore della microelettronica – per richiamare StM e Micron alle loro precise responsabilità verso i lavoratori, e per salvaguardare occupazione e competenze industriali”.

I numeri di cui si è discusso finora non stati mai giudicati accettabili dei sindacati, e l’ultima proposta di Micron che avrebbe previsto più di 350 esuberi. “Micron con un atteggiamento discutibile – spiegano dai sindacati – si limita a proporre l’incentivazione delle uscite individuali (18 mensilità) e 12 mesi di Cigs a zero ore ‘a perdere’ a cui si aggiunge nessuna certezza sulle prospettive industriali dell’azienda nel nostro paese”.

“L’azienda acconsentirebbe a un percorso di cassa integrazione straordinaria, che però sarebbe solo un’anticamera per i licenziamenti – aggiunge Roberta Turi, segretaria nazionale della Fiom-Cgil e responsabile del settore Ict – La cosa positiva è che si è cominciato a parlare di ricollocazione in StMicroelectronics, ma al momento il numero non è stato comunicato e sarebbero solo una minima parte degli esuberi”.

L’ultima carta che i rappresentati dei lavoratori stanno tentando di giocare per risolvere la vertenza sta nella decisione di chiamare in causa anche Palazzo Chigi, e per questo hanno sollecitato un incontro alla presidenza del Consiglio “per il ruolo che può svolgere nei confronti di St Microelectronics – afferma Nicola Alberta, coordinatore nazionale Micron e STM Fim Cisl – vista la sua partecipazione di controllo paritetica del Ministero del tesoro italiano e del Governo francese, attraverso il fondo strategico, e ci aspettiamo che ciò avvenga nelle prossime ore”. Per chiedere l’intervento del Governo, con richieste incrociateda cui con ogni probabilità è scaturita la convocazione di domani al ministero, si è registrato ieri un appello di un gruppo bipartisan di Parlamentari. E nei giorni scorsi sulla vicenda erano intervenuti anche il commissario europeo Antonio Tajani e l’europarlamentare Sergio Cofferati, oltre al sindacato mondiale dei lavoratori dell’industria IndustriALL.

Intanto Proseguono le iniziative dei lavoratori Micron Semiconductor su tutto il territorio nazionale, con il coinvolgimento anche dei lavoratori ST Microelectronics. A oggi – ricordano dai sindacati – sono circa 40 le ore di sciopero fatte e poco meno quelle che hanno interessato anche i lavoratori ST Microelectronics. E per il 4 aprile ci sarà uno sciopero di 8 ore che interesserà tutto il gruppo, con presidio a Roma davanti a Palazzo Chigi per chiedere lo blocco della vertenza.

“Per giungere ad una positiva conclusione della vertenza – conclude Alberta – occorre andare oltre il gioco a nascondino che stanno facendo Micron e St Microelectronics facendo emergere impegni chiari, concreti ed esigibili di riassorbimento e salvaguardia dell’occupazione da parte di entrambe le aziende”.

“La decisione dei vertici di Micron di far comunque avviare la procedura di mobilità per 419 dipendenti nelle sedi italiane sembra perlomeno paradossale, vedendo l’ottimo stato di salute dell’azienda – aferma Alessia Mosca, parlamentare del Pd – Mi sembra che in mancanza di valide ragioni questa decisione di Micron non stia in piedi e che, considerata anche la piena disponibilità data dalle istituzioni nazionali e comunitarie, sia il caso perlomeno di bloccare la procedura, prevista per il 7 aprile, in attesa di trovare soluzioni soddisfacenti per tutti, in primo luogo i lavoratori”.

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