La lettera per l’ambasciatore Statunitense in Italia, John R. Phillips, è partita ieri. A spedirla, per chiedere un incontro con il rappresentante dell’amministrazione Obama a Roma sul caso Micron, sono le segreterie nazionali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm.
Una scelta nata anche per fare pressione sui vertici statunitensi della multinazionale, che ha la sua cede centrale a Boise, nell’Idaho, in vista di un’eventuale possibilità di confrontarsi direttamente con il ceo negli Usa.
“La società Micron Semiconductors italiana controllata dal gruppo Micron che occupa nel nostro Paese 1.028 dipendenti ha avviato una procedura di mobilità per 423 lavoratori – si legge nella missiva indirizzata a villa Margherita – Le scriventi organizzazioni sindacali richiedono un incontro con l’ambasciatore per l’illustrazione della situazione aziendale e per valutare le azioni di sensibilizzazione utili al fine di scongiurare i licenziamenti e assicurare la presenza industriale di Micron a Roma”.
Insieme alla lettera, i sindacati hanno inviato alla sede diplomatica anche un promemoria, in italiano e in inglese, sulla situazione attuale dell’azienda e sui tagli annunciati, aggiungendo un capitolo con le proprie considerazioni sulla vertenza.
In uno schema si legge che i tagli previsti dall’azienda riguardano 223 dei 476 lavoratori impiegati nei siti di Agrate e Vimercate in Brianza, 17 degli 85 lavoratori di L’Aquila, 127 dei 323 lavoratori dello stabilimento di Catania e 52 dei 122 di Arzano, in provincia di Napoli.
“Questa vicenda – scrivono i sindacati nella nota – è drammatica per le dimensioni dell’impatto occupazionale e per il significato di disimpegno industriale, che rappresenta un segno dell’incapacità di fare politiche di sviluppo in un settore strategico”.
“Micron non po’ sottrarsi alle responsabilità – continuano – ma deve presentare un piano di rilancio per le sedi italiane e deve presentare un piano sociale per affrontare la riorganizzazione e salvaguardare l’occupazione”.
Intanto per il 21 febbraio è prevista la convocazione del tavolo con l’azienda e il ministero dello Sviluppo economico, al netto di eventuali cambiamenti di programma dovuti alla crisi di governo. Nell’ultima riunione con i sindacati l’azienda aveva lasciato intravedere qualche apertura, con una prima disponibilità a riconsiderare il numero delle procedure di mobilità, e a offrire un incentivo per eventuali esodi volontari.