“Dove sono finiti i tanto decantati tavoli promessi dal Comune di Catania e dalla Regione Sicilia? Quanto tempo pensano di perdere ancora l’assessore regionale e il presidente della Regione per prendere in mano la situazione e convocare Stm e Micron a un tavolo? Sono passate più di due settimane dall’apertura della procedure di licenziamento collettivo, e anche il secondo degli incontri con la dirigenza Micron Italia non ha portato a nessuna soluzione”.
E’ la denuncia delle segreterie provinciali di Fim, Fiom, Uilm, Uglm e della Rsu Micron Catania sul caso della multinazionale statunitense che ha annunciato 419 licenziamenti nelle sue sedi italiane tra Agrate, Vimercate, Arzano, Avezzano e Catania. Una denuncia che prende forma proprio mentre in Lombardia la Regione, con l’assessore alle attività produttive Mario Melazzini, riceve i rappresentanti dei lavoratori in vista della nuova riunione con l’azienda in programma domani e del tavolo con il Governo convocato per il 21 febbraio, in vista del quale potrebbero essere valutate iniziative di protesta dei lavoratori in tutta Italia.
Sullo sfondo c’è la preoccupazione per il futuro della cosiddetta Etna Valley, un distretto industriale dedicato all’hi-Tech in provincia di Catania che dà lavoro direttamente a quasi 5mila persone, e ad altre 5mila nell’indotto, ospitando gli stabilimenti di StMicroelectronics, con i suoi 3.900 lavoratori, di Micron (324 lavoratori, di cui 127 “in bilico” per la decisione dell’azienda) e di TriSun, una joint venture tra St, Enel e Sharp specializzata in pannelli fotovoltaici, che impiega circa 300 lavoratori.
“Il nostro timore – afferma Pietro Nicastro, segretario generale della Fim Cisl di Catania – è che se si lascia smobilitare la Micron questo possa essere l’inizio di un declino di una delle eccellenze del nostro territorio, di una realtà dove trova lavoro personale altamente specializzato”. Da qui l’importanza di vedere pienamente coinvolti gli enti locali, che avevano annunciato tavoli tecnici “che non si sono finora ufficialmente insediati – affermano dai sindacati – a parte un paio di riunioni preparatorie”.
“Quello che serve nel nostro territorio – continua Nicastro – sono scelte vere e lungimiranti di politica industriale verso questo settore, utilizzando al meglio i fondi strutturali e quelli di Horizon2020 per ricerca e sviluppo messi a disposizione dall’Unione europea. Su questi temi ci aspettiamo attenzione e reattività dalle istituzioni, perché non si può lasciar morire l’Etna valley nell’indifferenza. Sono urgenti programmazione seria e capacità di intercettare i fondi europei, perché soltanto così, se anche Micron dovesse proseguire nelle sue intenzioni, potremmo contare su un contesto industriale competitivo in grado di offrire un’alternativa ai lavoratori”.
“E poi – conclude Nicastro – non è vero che Micron andrebbe via per impiantarsi in Usa e a Singapore, vicino ai produttori. Stanno investendo pesantemente anche a Manchester e a Monaco, per cercare di intercettare il mercato dell’automotive. Si deve fare il massimo per dimostrare che anche l’Italia investe nella microelettronica, che è tra l’altro anche una delle priorità dell’Unione europea. Solo così potremo convincerli a restare, e potremo attirare altri investimenti sul nostro territorio”.