IL CASO

Micron-Intel, è guerra sulle memorie per i datacenter

Con la fine della jv tra le due aziende riparte la sfida: in palio la supremazia sulle Ssd ad alta performance ottimizzati per il cloud

Pubblicato il 25 Ott 2019

industria-chip

Il futuro della memoria passa per una trasformazione del modo con il quale funzionano gli strumenti di storage a qualsiasi livello: dal datacenter al telefonino e al pc. Il colosso delle memorie sia di archiviazione che di lavoro Micron Technology, con sede a Boise nell’Idaho, ha appena presentato una nuova generazione di memorie di archiviazione molto veloci pensate per i datacenter.

La presentazione, avvenuta durante la conferenza in corso a San Francisco, è il guanto di sfida per Intel. Micron ha infatti appena terminato la joint venture cominciata nel 2006 con il colosso di Santa Clara. La nuova tecnologia studiata da Micron permette di ottenere memorie allo stato solido più affidabili, più “dense” (cioè più capienti), più efficienti da un punto di vista energetico e più veloci. L’obiettivo è portare i nuovi prodotti nel mercato dei datacenter, che stanno vedendo incrementare in maniera notevole i carichi di lavoro sia per quanto riguarda la trasmissione dati che per l’addestramento delle intelligenze artificiali.

Un anno fa Micron aveva annunciato che avrebbe ricomprato la quota di Intel nella joint venture IM Flash Technologies, pagando 1,5 miliardi in contanti e con l’assunzione che si sarebbe anche fatta carico del miliardo di dollari di debito appoggiato sulle quote di Intel. In questo modo l’azienda dell’Idaho ha ripreso il controllo completo della fabbrica di memorie realizzata nello Utah.

Pochi mesi fa Intel ha annunciato la seconda generazione dei prodotti che il colosso di Santa Clara sta realizzando per questo mercato. L’entrata in autonomia di Micron, che è una azienda specializzata nella produzione di memorie di lavoro e di archiviazione, spariglia gli assetti esistenti.

Il primo prodotto che entra in competizione con Intel è l’X100. L’apparecchio è una unità di memoria allo stato solido (SSD) che viene collegata direttamente ai server come alternativa ai tradizionali dischi a piatti rotanti o memorie di archivio allo stato solido delle precedenti generazioni. Secondo Micron il nuovo X100 è molto più veloce dei prodotti della concorrenza sia per la tecnologia con la quale sono realizzate le celle di memoria che per il controller, cioè il processore interno all’unità SSD che sovrintende le operazioni di scrittura e lettura dei bit nelle celle di memoria.

Grazie al controller e alla tecnologia interna dell’X100, Micron è convinta di poter avere un fattore di differenziazione in un mercato nel quale da tempo i prodotti sono considerati sostanzialmente delle commodity.

«Questo – ha detto il Ceo di Micron. Sanjay Mehrotra, ex amministratore delegato di SanDisk – è solo l’inizio dell’inizio. Questo tipo di tecnologie richiedono vari anni per diffondersi su larga scala».

La strategia di Mehrotra, alla guida dell’azienda dal 2017 (quando Western Digital ha acquisto SanDisk) è stata quella di aumentare il numero di prodotti per lo storage, per cercare di trasformarli in chip con caratteristiche uniche e differenziarli rispetto ai prodotti della concorrenza, in modo da non considerarli più commodity. Oggi, secondo quanto ha detto lo stesso Mehrotra, più della metà del fatturato del settore dello storage deriva da questi prodotti, rispetto al 20% di prima dell’arrivo di Mehrotra.

Le nuove funzionalità e caratteristiche che differenziano i prodotti di Micron «sono enormemente attraenti per il mercato – ha detto Mehrotra – e noi stiamo facendo dei grossi progressi in questo ambito».

La trimestrale di Intel

Nel terzo trimestre il fatturato ha raggiunto i 19,2 miliardi di dollari, che stabilisce un nuovo record e supera le stime di luglio, guidato da un fatturato record nel settore dei datacenter, cresciuto del 6% anno su anno (YoY). Il fatturato del settore Pc-centrico è sceso del 5% YoY, in linea con le stime.

Intel ha generato 23,3 miliardi di dollari di cash dalle operations, ha generato 11,7 miliardi di free cash flow ed ha corrisposto approssimativamente 14,3 miliardi agli shareholder.

L’outlook finanziario per l’intero anno è salito a 71 miliardi, sopra di 1,5 miliardi rispetto alle stime di luglio.

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