I sindacati chiedono a Micron di fare un passo indietro. E a tre giorni dalla scadenza termine per trovare un accordo prima dell’inizio della procedura di mobilità annunciata dalla multinazionale, e che riguarderà 419 lavoratori nelle sedi italiane di Vimercate, Agrate, Avezzano, Arzano e Catania, una delegazione di circa 150 lavoratori ha manifestato da questa mattina davanti a Palazzo Chigi. Una protesta nata per chiedere un intervento diretto del Governo nella vertenza, e a cui ha preso parta anche Maurizio Landini, segretario generale della Fiom (nella foto).
“Alla Micron chiediamo di non prevedere nel loro piano di ristrutturazione nessun esubero, ma di trovare soluzioni di collocazione e ricollocazione nello stesso ambito – afferma Michele Zanocco, segretario nazionale Fim-Cisl – Al Governo chiediamo l’attivazione di progetti e politiche di settore che intercettino gli oltre 200 miliardi di euro di leva d’investimenti messi a disposizione del settore dall’Ue. Infine a StM, partecipata dal Ministero del tesoro, chiediamo di contribuire al rilancio nel nostro paese dell’industria della microelettronica e dei semiconduttori, cominciando a farsi carico responsabilmente del patrimonio di competenze di cui Micron sembra volersi disfare”.
“Poco fa ho incontrato i lavoratori della Micron in piazza a Roma, dove ci ha raggiunto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti che ha confermato l’impegno diretto di palazzo Chigi insieme a quello del ministero dello Sviluppo economico e del ministro Guidi e del ministero del Lavoro – afferma il deputato Pd Roberto Rampi – In vista della scadenza del 7 aprile e dell’incontro previsto, c’é una svolta e ci sono tutte le condizioni per un buon accordo sia sul piano occupazionale che su quello delle politiche industriali, del rilancio del settore hi-tech, dell’impegno dell’Italia nel campo della microelettronica e delle alte tecnologie”.
Ieri mattina il ministro Federica Guidi, titolare dello Sviluppo economico, aveva incontrato i segretari nazionali dei sindacati di categoria insieme al viceministro Claudio De Vincenti, e dalla riunione erano emersi segnali positivi per la sorte dei 419 lavoratori che rischiano la mobilità, con il Governo che avrebbe assicurato il proprio impegno per il rilancio del settore della microelettronica in Italia e per il futuro professionale delle persone coinvolte.
Nel corso della trattativa con l’azienda intanto, in numeri iniziali si sono leggermente ridimensionati: dagli inziali 419 esuberi al tavolo conclusivo del sette aprile si arriverà con una forchetta che va dai 240 dell’ipotesi migliore ai 340 di quella peggiore, con le 100 posizioni in ballo che riguardano possibilità di trasferimento in Italia (40) e all’estero (60) annunciate dall’azienda ma su cui ancora non sono stati forniti dettagli, né verificate adesioni. Per tutti gli altri i sindacati mantengono ferma la loro intenzione di non voler accettare la cassa integrazione a zero ore, né la possibilità di esodi incentivati se l’incentivo non dovesse essere sostanziosamente rivisto al rialzo rispetto ai 18 mesi offerti fino a oggi.
Cruciale sarà per trovare una soluzione per tutti anche la disponibilità di StMicroelectronics a riassorbire alcuni degli esuberi di Micron, questione su cui il Governo avrebbe avviato dei sondaggi e su cui non si parla di cifre, ma di impegni e di possibilità concrete. Proprio nelle ultime sarebbero in corso contatti tra i vertici di Micron e quelli di St, che potrebbero essere utili per definire la situazione. Lunedì, in ogni caso i numeri della soluzione proposta da Micron dovrebbero essere dettalgiati e da lì partirà l’ulotima tornata della trattativa.
Nei giorni scorsi a supporto della battaglia dei dipendenti di Micron per mantenere il posto di lavoro erano arrivati un appello bipartisan di un gruppo di parlamentari, una richiesta di incontro arrivata dagli uffici di Bruxelless del commissario Ue Antonio Tajani, e una sollecitazione del sindacato mondiale dei lavoratori dell’Industria, IndustriALL.
«Quello di Micron – afferrma Cesare Ortis (FdI-An) – è un caso simbolo delle nostre eccellenze svendute senza criterio al solo scopo di far cassa. La Micron che chiude è il risultato di una storia cominciata in ST che, grazie ai contributi pubblici, è riuscita a raccogliere le migliori risorse informatiche italiane. Una volta creato il gioiello viene prima creata lo spinoff Numonyx per offrirla su un piatto d’argento a Micron con i migliori brevetti e invenzioni uniche. Oggi dopo 2 anni e aver prosciugato tutto il nostro know-how, Micron chiude e mette per strada oltre 400 famiglie. Un caso simile a Micron è avvenuto anche in Francia con Stericson. Ma in questo caso, aldilà della perdita dei brevetti, il governo ha obbligato la casa madre alla riassunzione di tutti i licenziati in seguito alla chiusura dello spinoff”