Microsoft ha annunciato che cambierà il Microsoft Services Agreement, il suo nuovo Contratto per i Servizi Software , dicendo esplicitamente ai consumatori che non userà i loro dati personali per promuovere pubblicità online “targetizzata”, ovvero modulata sulle loro preferenze e caratteristiche. È la risposta ad alcune critiche formulate in una lettera aperta inviata da Edward J. Markey, deputato democratico del Massachusetts e co-presidente del Caucus bipartisan sulla Privacy del Congresso, a Steven Ballmer, amministratore delegato di Microsoft.
Secondo il politico, il Microsoft Services Agreement concede ampio margine al colosso informatico statunitense nel raccogliere e usare informazioni personali dei consumatori attraverso il loro utilizzo di prodotti gratuiti sul web come i servizi email (Hotmail e Outlook), la ricerca e l’instant messaging. Queste informazioni vengono poi gestite per il “target advertising”, cioè pubblicità modulata in base ai gusti e alle caratteristiche personali dell’utente finale.
La corporation fondata da Bill Gates si è inizialmente difesa con post sui propri blog e e-mail ai consumatori, per poi rilasciare un comunicato stampa in cui sostiene di non aver mai avuto intenzione di usare il contenuto di documenti e comunicazioni private degli utenti per il target advertising. “Avremmo potuto essere più chiari – dicono i responsabili dell’azienda – ma apprezziamo il feedback e aggiorneremo l’Agreement il prima possibile, in modo che la questione sia del tutto chiarita”.
I timori di Edward J. Markey, che nella lettera si è detto “preoccupato della possibili implicazioni della policy di Microsoft su privacy e sicurezza”, sono che si verifichi un nuovo caso Google. Il gigante dei motori di ricerca ha adottato unilateralmente una nuova “privacy policy” che consente alla società di incrociare in via generalizzata i dati degli utenti che utilizzano qualsiasi suo servizio, da Gmail a YouTube a Google Maps, solo per citarne alcuni. Questo ha suscitato la reazione di tutte le autorità degli Stati membri della Ue, che in una lettera inviata lo scorso 16 ottobre hanno chiesto a BigG di rendere conforme alle direttive europee la nuova privacy policy.