E’ “anti-americana” la politica di Donald Trump contro Huawei. Lo dice Brad Smith, Presidente e Chief Legal Officer di Microsoft, in un’intervista a Bloomberg Businessweek, a proposito del “bando” del governo Usa sulle aziende cinesi.
“Queste azioni non dovrebbero essere intraprese senza una solida base di fatto e di legge”, afferma Smith aggiungendo che Microsoft ha chiesto spiegazioni ai regolatori statunitensi ricevendo però risposte fumose. “Dire ad una società tecnologica che può vendere prodotti, ma non acquistare un sistema operativo o un chip, è come dire ad un albergo che può aprire, ma non mettere letti nelle sue camere d’albergo o cibo nel suo ristorante”.
Secondo Smith si mette “a rischio la sopravvivenza di quella compagnia” e aggiunge: “L’unico modo in cui puoi gestire la tecnologia globale è far sì che i governi collaborino realmente”.
Ma la strategia di Trump mette in pericolo, oltre a Microsoft, anche altre aziende tecnologiche Usa. Huawei è un cliente chiave per il sistema operativo Windows di Microsoft, che viene caricato sui laptop a marchio cinese. Quattro anni fa, ricorda Smith, l’ad Microsoft Satya Nadella ospitò il presidente cinese Xi Jinping per una foto con i leader tecnologici tra cui il Ceo di Apple Tim Cook e il Ceo di Facebook Mark Zuckerberg: un’operazione ardua da bissare, osserva il giornale.
Le tensioni tra Stati Uniti e Cina sono in primo piano anche nel nuovo libro di Smith, “Tools and Weapons: The Promise and the Peril of the Digital Age”. Il manager teme che il caso Huawei potrebbe fare da apripista per restrizioni più ampie, da parte del Dipartimento del Commercio Usa. Il bando potrebbe impattare sull’esportazione di tecnologie emergenti sulle quali Microsoft sta puntando, tra cui l’intelligenza artificiale e il quantum computing: “Non puoi essere un leader tecnologico globale – scrive – se non puoi portare la tua tecnologia nel mondo”.
L’azienda inoltre punta ad assicurarsi che la ricerca accademica possa continuare ad attraversare i confini, anche da Microsoft Research Asia a Pechino. La strategia più opportuna da adottare, secondo il manager Microsoft, è rappresentata da una condivisione mondiale di norme sulla privacy e la raccolta di dati facendo contemporaneamente pressione sulla Cina per l’adeguamento.