Microsoft ha tagliato le sue previsioni per il quarto trimestre in termini di profitti e entrate. Redmond si accoda così alle altre multinazionali statunitensi che hanno subito l’impatto del rafforzamento del dollaro. Una Federal Reserve aggressiva e le accresciute tensioni geopolitiche hanno infatti determinato un aumento del 14% della valuta rispetto ad altre monete nell’ultimo anno, costringendo anche società come Coca-Cola e Procter & Gamble a rivedere le aspettative per il resto dell’esercizio.
Le performance riviste al ribasso
Più nello specifico, il quarto trimestre di Microsoft dovrebbe chiudersi con un utile per azione di 2,24-2,32 dollari, meno dei 2,28-2,35 dollari stimati in precedenza. Le revenue saranno invece comprese fra i 51,94 e 52,74 miliardi, sotto l’intervallo dei 52,40-53,20 miliardi previsti precedentemente. L’annuncio ha messo in fibrillazione i titoli del gruppo guidato da Satya Nadella a Wall Street dove, nelle contrattazioni che precedono l’apertura del mercato, perdono il 2,03%.
“Le società di software, tra cui Microsoft, hanno operazioni significative al di fuori degli Stati Uniti e penso che Microsoft stia ora agendo con prudenza per anticipare le aspettative del mercato ed essere trasparente sugli impatti valutari”, ha commentato Steve Koenig, amministratore delegato di Smbc Nikko Securities, parlando con Reuters.
Microsoft, infatti, genera circa la metà delle sue entrate al di fuori degli Stati Uniti, e ha ridotto le sue previsioni di entrate per tutte e tre le principali linee di business, che includono i prodotti Windows, servizi cloud e personal computer. Rispetto all’intero esercizio, ad aprile il gruppo prevedeva una crescita dei ricavi a due cifre, sostenuta dalla domanda di software per ufficio e servizi cloud e dal passaggio delle aziende a un modello di lavoro ibrido.
E, secondo indiscrezioni della stampa Usa, starebbe tornando in auge l’ipotesi di tagliare mille posti di lavoro come l’azienda aveva paventato nell’estate 2020.
Microsoft non contrasterà le iniziative sindacali
Un’altra questione sul tavolo del top management di Microsoft è quella della sindacalizzazione dei dipendenti. Il gruppo, ha affermato il presidente Brad Smith in un post apparso sul blog aziendale, non contrasterà le iniziative dei propri lavoratori in questo senso. Microsoft riconosce ai dipendenti il diritto legale di scegliere di formare o aderire a un sindacato, anche se “non avranno mai bisogno di organizzarsi per avere un dialogo” con i leader, ha scritto ieri Smith.
La scelta è in controtendenza rispetto a quello che sta succedendo in altre aziende del settore: il mese scorso, un piccolo gruppo di lavoratori all’interno di una divisione della software house Activision Blizzard, che è stata rilevata da Microsoft, ha votato a favore della creazione di un sindacato. In risposta, Activision ha affermato di ritenere che 19 dipendenti non dovrebbero essere in grado di prendere una decisione che influisca su un gruppo più ampio di suoi dipendenti. Amazon, d’altra parte, ha contrastato gli sforzi di sindacalizzazione da parte di alcuni dei suoi dipendenti e il mese scorso – ricorda Reuters – è stata accusata di aver minacciato il personale per un voto sindacale.
“Le recenti campagne di sindacalizzazione in tutto il paese, anche nel settore tecnologico, ci hanno portato a concludere che inevitabilmente questi problemi toccheranno più aziende, inclusa potenzialmente la nostra”, ha aggiunto Smith. “Microsoft non crede che i dipendenti o altre parti interessate trarranno vantaggio dalla resistenza agli sforzi legali per partecipare ad attività quelle sindacali”.