Il gender gap in Italia è ancora consistente? “Di sicuro lo è meno che nel passato. Le cose stanno cambiando e bisogna guardare al futuro con ottimismo”. È una visione positiva quella di Miriam Erez, una delle massime esperte mondiali di innovazione.
Fondatrice del Knowldege Center for Innovation del Technion, l’Istituto israeliano di Tecnologia nonché Former Chair del National Council for the Promotion of Women in Science & Technology, Erez considera l’Italia per certi versi un “modello”, cui le giovani leve possono e devono ispirarsi. “Ci sono delle storie importanti che riguardano le donne italiane. Basti pensare a Laura Maria Caterina Bassi, la prima donna al mondo a ottenere una cattedra universitaria nel campo scientifico e a Rita Levi Montalcini. L’Italia poi vanta la più alta percentuale di fisiche. Insomma, la situazione è meno drammatica di quanto si pensi”, ha sottolineato nel presenziare al battesimo della Pink@Work Jam, la maratona dell’innovazione dedicata allo sviluppo di soluzioni innovative per le donne, promossa dall’Ambascita di Israele in collaborazione con Bic Lazio, Virgilio 2080 e Talent Garden.
“Il mondo sta cambiando e sempre più donne lavorano in settori dominati fino a poco tempo fa dagli uomini. E anche nell’hi-tech sta aumentando il numero di donne, in particolare nel settore della computer science. Parlare di gap è scorretto, piuttosto bisogna accendere i riflettori sugli importanti risultati già raggiunti dalle donne”. Quel che andrebbe fatto concretamente secondo Erez è “incoraggiare le giovani donne a intraprendere studi scientifici anche perché il coinvolgimento delle donne aumenta la competitività”. Nel citare uno studio pubblicato su Science e dedicato alla Collective Intelligence Erez ha evidenziato che all’aumentare del numero di donne nei team di lavoro corrisponde un aumento della probabilità di successo del team stesso. “Quindi i board aziendali dovrebbero tenerne conto”, ha puntualizzato.
Determinante poi l’impatto sul Pil pro-capite. Dati alla mano Erez ha evidenziato che il Pil pro-capite sale con l’abbattimento del gender gap e dunque “i governi dovrebbero essere più che motivati a chiudere il gap per accrescere la loro ricchezza”. Ma le donne stesse devono darsi da fare: “Per accrescere le possibilità di successo è necessaria autostima. Le donne devono avere più fiducia in loro stesse e prendersi il rischio di investire in nuove avventure anche e soprattutto sul fronte imprenditoriale. Bisogna essere pronte anche eventualmente a fallire”.