La spesa annuale globale in pubblicità sui device mobili raggiungerà quota 105 miliardi di dollari nel 2019, praticamente raddoppiando rispetto ai 51 miliardi stimati per quest’anno. E’ quanto rivela il nuovo studio di Juniper Research.
La ricerca, intitolata “Digital advertising: online, mobile & wearables 2014-2019″, indica che questo forte incremento della spesa pubblicitaria è in gran parte attribuibile a un mutato atteggiamento da parte di brand e retailer, che sempre più spesso utilizzano il mobile come canale “core” per coinvolgere i consumatori.
Secondo Juniper, la capacità degli smartphone di fornire all’utente pubblicità mirate, personalizzate e in tempo reale significa che il mobile advertising garantisce sia alta visibilità che elevati tassi di risposta. Una delle aree a forte tasso di crescita nella pubblicità su mobile è il video advertising, garanzia di maggiore coinvolgimento dell’utente.
La ricerca osserva anche un marcato incremento della spesa pubblicitaria nella regione Estremo Oriente & Cina, trainata dal boom di adozione dell’m-commerce in Cina, tanto che questo macro-mercato dovrebbe arrivare a rappresentare nel 2019 il 43% della spesa globale in mobile advertising.
Al tempo stesso, il settore non è privo di criticità, a partire dalla viewability: i marchi vogliono assicurarsi che la loro ad sia non solo erogata ma effettivamente vista, mentre oggi pagano anche per quelle pubblicità che l’utente non vede mai (e non esistono ad oggi standard sulla viewability su mobile come esistono invece per i device fissi).
Tuttavia la sfida principale è connessa con le questioni di privacy, perché la pubblicità erogata sui device mobili in modo mirato fa crescere i timori di violazione dei confini della riservatezza. Gli inserzionisti, infatti, sono ansiosi di sfruttare al massimo l’analisi dei Big Data per conoscere dettagliatamente il comportamento dei consumatori online e offline, comprese le loro abitudini di acquisto. Ma quando le informazioni dell’utente del device sono condivise con terzi per scopi di pubblicità, senza consenso dell’utente, questi potrebbe sentirsi violato nei propri diritti.
Secondo Juniper, sarebbe necessario introdurre sempre sistemi di opt-in per il consumatore, ottenendo il suo consenso prima che i suoi dati siano ceduti a terzi, evitando così sia cause legali che cattiva pubblicità per i marchi.