L’ e & mobile commerce è considerato, dagli operatori del settore, la seconda rivoluzione dopo il self service e la fonte di una profonda riorganizzazione del modello di vendita del canale distributivo. Solo in Italia, infatti, gli acquisti online sono cresciuti del 12% nel 2012, per cui molti Retailer si stanno orientando verso questa modalità, accogliendo la sfida di un mercato sempre più omni-channel, in grado di collegare punti vendita online e negozi fisici.
Protagonisti web e mobile, sui quali, entro i prossimi due anni, potrebbe transitare il 45% delle vendite totali, secondo l’Osservatorio condotto da Portaltech Reply, eDigitalResearch e Imrg, sull’utilizzo dei canali digitali. L’m-commerce, in particolare, è uno degli ambiti in maggiore espansione, tanto che oltre il 40% lo sta implementando, per allinearsi ai clienti, ormai abituati all’uso di tablet e smartphone. Un cambiamento radicale delle modalità di acquisto, del resto, è uno degli elementi peculiari di questo boom, come dimostra l’Osservatorio Multicanalità 2012, che individua i nuovi profili dei consumatori digitali 3.0, fra cui troviamo: gli abitudinari o Newbie, i razionali o Old Style Surfer, gli estroversi ovvero i Social Shopper e gli sperimentatori, gli Hyper Reloaded, sempre alla ricerca dell’ultima tendenza.
Nel mezzo di questa “evoluzione degli shopper” verso il digital, i Retailer si trovano a dover integrare, in modo coerente, store fisico e online. “I Retailer utilizzano sempre più spesso i punti vendita come centri di inventario fisico, per il ritiro degli ordini effettuati online dai consumatori, tramite pc o dispositivi mobili – afferma Farrokh Abadi, President and Chief Operating Officer Shrink Management Solutions di Checkpoint Systems – Ciò consente ai punti vendita tradizionali di competere in modo più efficace con gli store online, riducendo i costi di spedizione e i tempi di consegna, rispetto all’evasione degli ordini nei centri di distribuzione”.
“Il Retail omni-channel, tuttavia, non funziona se i Retailer non possono contare su dati accurati ed aggiornati, in tempo reale, relativi alla merce disponibile a magazzino – si legge in un comunicato di Checkpoint Systems, che a questo tema hanno dedicato un’analisi dei trend – E’ facile, infatti, immaginare il livello di frustrazione di un cliente che, dopo aver effettuato un acquisto online tramite pc o smartphone, recandosi nel punto vendita più vicino per ritirarlo, si rende conto che l’articolo non è disponibile. Un episodio che genera disappunto e una diffidenza, da parte del consumatore, nei confronti dell’insegna e verso l’efficienza del suo modello di vendita. Una gestione puntuale dell’inventario è, in sostanza, di cruciale importanza per evadere correttamente gli ordini e incrementare le vendite”.
“Le differenze inventariali rappresentano una delle cause principali dell’out-of-stock, come evidenziato dall’ultimo Barometro Mondiale sui Furti nel Retail, secondo cui il loro valore, a livello mondiale, è ben oltre i 100 miliardi di dollari l’anno – continua la nota – per una diminuzione delle vendite pari all’1,5%. Una percentuale, che per alcuni articoli come vestiti di marca, carne, dispositivi elettronici e alimenti per l’infanzia, può raggiungere anche il 5%”.
“Al fine di ridurre le differenze inventariali, i Retailer sono sempre più alla ricerca di soluzioni tecnologiche integrate, intelligenti e intuitive – continua Farrokh Abadi – quali, ad esempio, l’etichettatura alla fonte. Basata su radiofrequenza e RF-EAS, questa pratica, in cui Checkpoint vanta un’esperienza ventennale, consente di analizzare accuratamente le cause e adottare misure specifiche per evitare casi di out-of-stock e limitare le mancate vendite, dovute all’irreperibilità degli articoli richiesti”.