L’Europa continua ad arrancare nel suo cammino verso lo sviluppo di un ecosistema mobile avanzato, a causa di insufficienti investimenti di rete e politiche regolatorie che creano solo ostacoli. Il divario con gli Stati Uniti si allarga: a fine 2016, due terzi di tutte le Sim mobili negli Usa saranno 4G/Lte, in Ue saranno al massimo il 30%. Inoltre, il mercato statunitense conta diversi operatori di rete 4G pan-americani, mentre “L’Unione europea non può vantare neanche un operatore di rete 4G che operi su scala veramente pan-europea”.
E’ quanto si legge nel nuovo studio di Strand Consult, “The wireless ecosystem, Us vs. Eu”, che mette a confronto il mercato dell’Unione europea con quello degli Stati Uniti anche avvalendosi dei dati sugli investimenti fatti dagli operatori mobili nelle due regioni. L’Ue, che nello scorso decennio rappresentava un terzo dell’investimento di capitale mondiale in infrastrutture di telecomunicazione, oggi rappresenta appena un quinto del totale. Negli ultimi due anni gli investimenti di rete in Europa sono rimasti piatti (“nonostante la Commissione europea parli tanto della necessità di investire di più in infrastruttura”, nota Strand Consult).
Al contrario, negli Usa il 2014 è stato un anno record per gli investimenti di rete mobile e gli operatori telecom privati hanno investito a un tasso doppio dei provider europei. Così, gli Usa hanno mantenuto il primato mondiale negli investimenti in infrastruttura: rappresentano un quarto del totale globale nel periodo 2003-2013.
Non solo l’Ue continua a perdere posizioni: Strand calcola che ci mancano 106 miliardi di euro per raggiungere gli obiettivi del Digital Single Market. Come sarà possibile ottenere l’auspicato primato nel 5G, se ancora non siamo pronti per il 4G?, si chiede la società di ricerche.
Anche gli Stati Uniti, però, potrebbero avere qualche problema. “Nonostante il successo del sistema americano che giustifica l’approccio finora adottato verso l’ecosistema wireless”, scrive Strand, “alcuni regolatori Usa hanno pensato che fosse meglio avvicinarsi all’approccio europeo in cui l’accesso mobile e a Internet sono regolati alla stregua della rete telefonica. I loro sforzi, sostenuti dal presidente Obama, hanno portato la Federal Communications Commission ad approvare le norme sulla net neutrality (Open Internet Order) con 3 voti favorevoli e 2 contrari a febbraio 2015″.
Per gli Stati Uniti, secondo Strand, la via giusta è ribaltare quelle norme, come potrebbe presto accadere, perché le telco hanno mosso appello contro la legittimità dell’Open Internet Order della Fcc e la District of Columbia Circuit Court of Appeals si prepara a emanare un verdetto. “Abolire queste norme sarebbe una boccata d’ossigeno per il futuro dell’ecosistema wireless negli Usa e ripristinerebbe l’approccio regolatorio prudente che finora ha funzionato così bene”, commenta Strand.
Tornando all’Europa, “i commissari Ansip e Oettinger sognano una leadership europea nel 5G ma senza le giuste policy e il giusto quadro regolatorio, sono solo frasi vuote”, afferma Strand. “L’Ue sta sviluppando delle linee guida per l’implementazione della net neutrality che rendono impossibile gestire le reti 5G. Le tariffe del roaming saranno eliminate senza possibilità per gli operatori di recuperare i costi affrontati per distribuire traffico. L’esperienza della Danimarca dimostra che l’Europa frena il consolidamento necessario per costruire e gestire l’infrastruttura telecom in Europa”.
Il fatto che l’Europa resti indietro nello sviluppo delle reti mobili e dell’ecosistema collegato non è però un favore reso ai rivali americani, conclude Strand. L’Europa è la prima destinazione per le esportazioni digitali americane e man mano che le app “made in America” si evolvono per adattarsi a reti più veloci, gli sviluppatori di applicazioni vogliono che i loro prodotti siano fruibili al meglio anche in Ue. Che le due regioni (e, idealmente, tutte le regioni) del mondo procedano alla stessa velocità è nell’interesse di tutti.