I tempi sono cambiati, e il binomio pagamenti e digitale non ha più bisogno di introduzioni. Anzi. L’ultimo World Payment report, il rapporto sullo stato dell’arte dei pagamenti digitali realizzato da Capgemini e Rbs ha parlato di una continua crescita in volumi delle transazioni online (e-payment) e anche di quelle mobili (m-payment), al punto da mettere sempre più sotto pressione gli istituti di credito e l’intera industria del banking. Il report prevede infatti che nel 2015 le transazioni su mobile aumenteranno del 60%, mentre via internet cresceranno del 16%.
In altri termini questo significa che per tutte le aziende che operano nel campo della mobility non c’è più tempo da perdere. Vale per i grandi produttori di dispositivi, vale per chi si occupa di sistemi di sicurezza e per chi opera nel mondo dell’e-commerce.
Anche l’ultima indagine realizzata da MasterCard conferma che ora i consumatori sono pronti e curiosi di esplorare tutte le opportunità offerte dall’esperienza dei pagamenti in mobilità. La spinta ufficiale a questo settore è arrivato, forse, con il lancio di ApplePay il sistema di pagamento proprietario di Cupertino che ha convinto l’intera industria – che già da tempo era a lavoro su questo fronte – a premere sull’acceleratore.
Non è un caso che all’edizione di quest’anno del Mobile world congress di Barcellona ci siano stati tantissimi annunci in questa direzione, a partire da PayPal che ha annunciato anche un nuovo lettore di carte PayPal Here abilitato ai pagamenti Nfc.
Pure l’eterna rivale di Apple, Samsung, ha presentato il suo sistema Samsung Pay sviluppato da LoopPay, un’azienda specializzata in sistemi di pagamento mobili e che il gruppo coreano ha acquistato lo scorso febbraio. L’idea alla base del sistema – disponibile già sui nuovi Galaxy S6 ed S6 edge – è che finora i pagamenti mobili non hanno avuto una diffusione di massa anche a causa dei costi che i commercianti erano chiamati a sostenere per sostituire i vecchi Pos con nuovi lettori in grado di sfruttare lo standard Nfc, per il momento il più diffuso per i pagamenti di prossimità.
Così Samsung ha deciso di equipaggiare il suo sistema – oltre alla dotazione Nfc – anche con una nuova tecnologia di trasmissione (Magnetic Secure Transmission, ndr) capace di riprodurre i segnali magnetici delle carte di credito attraverso il telefonino e quindi permettere l’acquisto anche con i Pos di “vecchia” generazione.
In questo senso a Barcellona, per la prima volta da un po’ di tempo, si è tornati a parlare di pagamenti mobili con un’apertura a nuove tecnologie, ma anche a rinnovati sistemi di sicurezza. La stessa Samsung ha inserito all’interno dei suoi dispositivi una funzione di rilevamento delle impronte digitali, utile per autorizzare i pagamenti. Anche Qualcomm ha lanciato una soluzione di sicurezza che va in questa direzione: un sensore capace di rilevare e rielaborare in 3D le impronte digitali, e Google ha annunciato nuovi codici – che includono anche un sistema di sicurezza e crittografia di dati personali e carte di credito – che metterà a disposizione dei suoi sviluppatori per creare nuove soluzioni di pagamento sicure all’interno di ogni applicazione Android.
Il pagamento mobile, poi, continua ad avere diverse declinazioni, come quella raccontata a Barcellona da Visa Europe che, tramite Visa Direct, permette di trasferire denaro in tutto il mondo e in qualsiasi valuta utilizzando solo il numero di cellulare del destinatario in modalità peer to peer. Ma prima ancora della comodità e praticità nel pagamento c’è il tema sicurezza, che quando si parla di mobile è diventato indispensabile. Lo dimostra anche il progetto già avviato in 15 Paesi da MasterCard – presentato sempre al Mobile World congress – per l’adozione della tecnologia Host Card Emulation (Hce) e di software basati sul cloud per effettuare pagamenti sicuri sia in modalità contactless che da remoto.
La sfida per il prossimo futuro emersa a Barcellona, però, non è solo valutare il reale vantaggio che i pagamenti mobili portano agli utenti (quello pare già piuttosto consolidato): l’obiettivo invece è riuscire a gettare le basi per creare le reti di pagamento del futuro e iniziare a valutarne i reali profitti per le aziende. Insomma, si tratta di gettare le basi per un nuovo modello di business per il settore del credito. Qualcuno l’ha già ribattezzato il banking senza le banche o – come ormai è conosciuto negli Usa – il “fintech”, la nuova frontiera della finanza tecnologica.