II Forum PA 2012, che si svolge alla Fiera di Roma da oggi al 19 maggio, ha come suo baricentro la declinazione italiana dell’Agenda Digitale, così come è stata presentata nei documenti ufficiali (da ultimo nel Decreto Semplifica Italia) e nelle dichiarazioni dei ministri competenti. L’annunciata presenza al convegno inaugurale dello stesso Presidente Mario Monti ci dà la misura della rilevanza del tema. Non si tratta infatti di un’azione da poco, essa sarà il fil rouge che dovrà legare tutte le politiche di questo Governo, ma sperabilmente anche del prossimo, per l’innovazione, la digitalizzazione, lo sviluppo di quell’economia della rete e della conoscenza che è l’unica in grado di essere un significativo fattore di crescita reale e di nuova occupazione, soprattutto per i giovani.
Dopo un iniziale entusiasmo derivato dallo scongelamento dello steso termine “Agenda Digitale”, riposto in freezer dalle divisioni del precedente Governo e dalla diffidenza dell’ex ministro dell’Economia e delle Finanze, nonostante le lodevoli iniziative dell’ex ministro Brunetta; entusiasmo che si è rafforzato anche per il suo posizionamento al massimo livello istituzionale con addirittura cinque ministri e un sottosegretario al tavolo di lavoro, vedo ora un’altrettanta subitanea delusione.
Lo scuotere la testa di molti operatori pubblici e privati deriva sostanzialmente dalla mancata chiarezza su tre punti fondamentali che saranno al centro anche della nostra manifestazione e su cui è assolutamente urgente che il Governo faccia delle scelte nel più breve tempo possibile. Sto parlando di attori, risorse, governance.
Il primo punto riguarda la composizione e il funzionamento dei tavoli. Sul sito ufficiale un video presenta le modalità di lavoro della Cabina di regia, ma manca la composizione dei sei tavoli, di cui conosciamo solo il nome del coordinatore e manca soprattutto una più stringente descrizione di come parteciperanno effettivamente ai lavori gli stakeholder. Abbiamo disperatamente bisogno di “tavoli aperti” e di un processo partecipativo multistakeholder e non di gruppi di lavoro fatti solo di funzionari ministeriali, per quanto bravi e competenti siano. È partita una consultazione con un questionario, ma è molto rigido e impegna poco chi lo ha proposto.
Quello di cui abbiamo bisogno è invece un documento chiaro e impegnativo. Frutto di un lavoro collaborativo, da discutere con una metodologia wiki. La seconda perplessità riguarda le risorse: la “bufala” dell’innovazione a costo zero non ha mai convinto nessuno, men che meno ora. È necessario investire per avere poi ritorni anche in termini di miglior impiego di risorse e di risparmi. Ma i ritorni non possono ridursi solo a risparmi: saranno invece soprattutto effetti “duali”, come ha indicato il ministro Francesco Profumo per le smart city. Da una parte avremo uno stimolo alla creazione di nuova imprenditoria e quindi di nuova ricchezza, dall’altra, con la crescita qualitativa e quantitativa dei servizi, si produrrà un miglioramento della qualità della vita, del capitale sociale, dei beni relazionali e quindi di quel benessere equo e sostenibile che è il vero fine, molto più che un’indistinta crescita, della buona politica. Gli investimenti, in tempi di risorse così scarse, presuppongono però scelte e priorità, che sono la quintessenza della politica. A cosa siamo disposti a rinunciare per avere una vera Agenda Digitale Italiana che ci porti a competere in Europa e nel mondo ad armi pari?
Infine, ma più grave di tutti, il tema della governance e della sua sostenibilità nel tempo. Sono fermamente convinto che se una Cabina di regia con sei grandi protagonisti può essere utile nella fase di elaborazione della strategia, a patto di avere le idee molto chiare, non sia assolutamente la scelta migliore in fase di attuazione delle politiche. La geografia istituzionale riguardo al governo dell’Ict e dell’innovazione in generale è oggi, a voler usare un eufemismo, molto confusa: un Dipartimento senza testa, una struttura come DigitPA nei fatti immobilizzata, almeno tre deleghe a ministri diversi, ma in gran parte sovrapposte. Non mi pare aria di andare in Paradiso.
Credo che abbiamo bisogno assoluto di una responsabilità forte ed unitaria, che risponda direttamente al Presidente del Consiglio e che abbia in carico il grande obiettivo di far superare al nostro Paese il serio gap nella digitalizzazione, nell’uso della rete, nell’informatizzazione della PA. Più volte si è parlato di istituire un Cio (Chief Information Officer) pubblico: questo è il momento di farlo davvero.
Insomma bene aver cominciato a lavorare, ma attenzione: questa è l’ora delle scelte e le scelte che faremo ora ce le ritroveremo addosso per molti anni.
Noi di Forum PA ci impegniamo come e più di sempre a fare chiarezza sulla strategia complessiva e sui sei temi: abbiamo quindi messo in programma un seminario per ciascuno, diretto dal coordinatore ufficiale del tavolo di lavoro; apriamo momenti di discussione aperta nei barcamp e nelle non-conference; chiediamo ai massimi esperti italiani ed internazionali di dire la loro attraverso key note speech da ascoltare e discutere insieme. Perché lo slogan “Il futuro è ora!” non è mai stato così vero e se aspettiamo un altro po’ a prendere il treno dell’innovazione e continuiamo a non scegliere, con la scusa delle risorse troppo scarse, ci ritroveremo a piedi.