Era stato accusato di presunti abusi su minori, e per questo era agli arresti domiciliari. A Paolo Bovi, ex tastierista dei Modà, era stato applicato il braccialetto elettronico. Così, quando ha deciso di liberarsi del sistema di controllo per spingersi in garage e tentare il suicidio con i gas di scarico dell’automobile, dalla centrale operativa gestita da Telecom Italia è partito l’allarme, che è stato ricevuto in tempo reale dai carabinieri di Cassano D’Adda, che sono andati nell’appartamento per verificare cosa fosse successo e hanno messo in salvo il musicista. Dopo un passaggio in ospedale per verificarne le condizioni di salute, Bovi è stato portato in carcere, dove dovrà rispondere anche dell’accusa di evasione.
All’inizio del mese era stato Stefano Aprile, giudice per le indagini preliminari di Roma, a spiegare al Corriere delle Comunicazioni il “nuovo corso” del braccialetto elettronico in Italia e i vantaggi che era in grado di offrire: “Mettere una persona ai domiciliari senza braccialetto significa che più volte al giorno le forze dell’ordine incaricate debbano andare a controllare che rispetti le consegne, mentre con il braccialetto il controllo è costante, 24 ore su 24, e al minimo allarme si può mandare una volante – aveva detto – Così, anche da punto di vista complessivo di efficienza del contrasto al crimine c’è molto da guadagnare”.
Il braccialetto elettronico, che si applica alla caviglia, è composto anche da una centralina, che ha la forma di una radiosveglia, che va installata nell’abitazione in cui deve essere scontata la condanna. Un device che riceve il segnale dal braccialetto e lancia l’allarme per eventuali tentativi di manomissione e in caso di allontanamento del detenuto, proprio come è accaduto a Cassano D’Adda.