Il fenomeno dell’auto-organizzazione (self organization) è presente in molti aspetti della natura. I pesci si organizzano per nuotare in banchi strutturati, le formiche trovano il percorso più breve verso il cibo e le lucciole emettono lampi di luce in modo sincronizzato. Altri esempi di auto-organizzazione possono essere osservati in economia, psicologia, nelle dinamiche delle popolazioni e in biologia. In tutti i precedenti esempi, elementi “individuali” interagiscono direttamente tra loro producendo cambiamenti nell’ambiente circostante. Tipicamente tali sistemi auto-organizzati sono adattativi, scalabili e robusti.
L’applicazione dei concetti di auto-organizzazione ha recentemente guadagnato importanza in molti campi innovativi tra cui quello delle reti mobili di telecomunicazione. In questo ambito le cosiddette Self Organized Networks (SON) promettono di essere un elemento chiave per migliorare l’efficienza e l’efficacia delle attività di Operation and Maintenance riducendo i costi di installazione e gestione della rete. Tutto questo si realizza attraverso meccanismi di self-configuration, self-optimization e self-healing che costuiscono le tre aree in cui si realizza il paradigma SON.
Andando in dettaglio la fase di self-configuration è avviata da eventi di natura intenzionale, ad esempio l’aggiunta di un nuovo sito mobile o l’introduzione di una nuova feature. Questo tipo di eventi generalmente richiedono la configurazione iniziale di un ampio insieme di parametri che possono essere configurati automaticamente da SON in un paradigma “plug-and-play”. Nella fase di self-optimization, un insieme di algoritmi intelligenti, partendo da un esame del contesto, determinano un aggiornamento dei parametri di configurazione degli elementi di rete. Infine, avviati da eventi di natura non intenzionale, come il guasto di una cella, gli algoritmi di self-healing intervengono con l’obiettivo di ridurre i degradi dovuti a tali eventi.
SON si prefigge di avere un importante impatto sia sulle Capital Expenditure (CAPEX) che sulle Operational Expenditure (OPEX) permettendo di: ridurre le OPEX abilitando un minor intervento dell’uomo nella progettazione e costruzione della rete e nelle attività di esercizio; ridurre le CAPEX ottimizzando l’uso delle risorse esistenti; proteggere le revenue limitando gli errori dell’operatore umano e consentendo rapide riconfigurazioni di rete; migliorare la user experience, ottimizzando i parametri di rete e riducendo i degradi.
Così in uno scenario, dove le stime degli analisti prevedono una crescita del traffico mobile fino a 25 volte e un numero di device mobili pari a 10 miliardi entro il 2016, SON può aiutare gli operatori mobile a fronteggiare la più grande sfida che si pone oggi di fronte a loro. Una sfida resa più ardua anche dal numero crescente di smartphone e dalla richiesta di “cloud connectivity”. Tutto questo senza dimenticare l’imminente arrivo della “Internet of Everything”.
In sintesi, con le reti che diventano sempre più complesse e composte da un numero di celle sempre crescente, la cooperazione introdotta da SON diventerà uno strumento di cui tutti gli operatori Telco non potranno fare a meno.
Molti vendor, sia i tradizionali fornitori di apparati di rete mobile, sia nuovi entranti specializzati ed indipendenti (dalla tecnologia di rete), stanno proponendo una piattaforma SON. L’approccio “open framework” dei vendor indipendenti, che propongono piattaforme agnostiche e aperte capaci di integrarsi con apparati di vendor diversi, ben si sposa con le realtà di rete dei principali operatori mobili che si affidano a più fornitori nel deployment della rete (vendor omogenei per macro-area).
Tra gli indipendenti si evidenzia Eden Rock Communication (azienda pioniera di SON che ha fatto un importante deployment negli USA e che ha sviluppato una piattaforma aperta che consente agli operatori mobili di sviluppare propri moduli SON) con cui Capgemini Italia sta sviluppando una importante partnership al fine di fare sinergia e supportare gli operatori mobile nell’ardua sfida che li attende.