L’Autorità bancaria europea (Eba) chiede nuove regole comunitarie sulle criptomonete e gli investimenti virtuali, per proteggere più efficacemente i consumatori dell’Ue dai rischi connessi con i cryptoasset e prevenire l’utilizzo delle monete come il bitcoin per attività criminali. E’ quanto si legge in un report preparato dall’Eba che individua le principali aree d’azione per un’eventuale regulation sul fintech dell’Unione europea.
Lo studio sottolinea che il settore della finanza digitale non ricade nelle tradizionali norme che regolano il settore finanziario: solitamente, i cryptoasset non appartengono ai servizi regolati. Di qui i rischi per i consumatori ma anche per lo sfruttamento della finanza virtuale per il riciclaggio di denaro e altre attività illecite.
Gli asset virtuali, riporta oggi Reuters, hanno raggiunto a livello globale un valore di 830 miliardi di dollari l’anno scorso, ma a ottobre 2018 sono crollati a 210 miliardi.
L’Eba rileva che esistono numerosi istituti finanziari che possiedono direttamente cryptoasset, o che fanno prestiti usando gli asset virtuali come collaterale o li scambiano con i contanti, ma invita le autorità dell’Ue a condurre analisi più dettagliate per valutare le dimensioni del settore e i costi e i benefici di questa industria. Ciò permetterà di capire se è il caso o no di regolare “opportunità e rischi” connessi con le attività dei cryptoasset e le tecnologie correlate, per esempio imponendo obblighi di trasparenza.
Tra gli elementi da valutare, continua l’authority, c’è anche il consumo di energia necessario per creare le criptomonete e gestire le transazioni fintech e l’impatto sugli obiettivi Ue di sviluppo sostenibile e lotta al cambiamento climatico.
“Data la complessità del cambiamento è auspicabile un approccio neutrale sul piano tecnologico e a prova di futuro nel formulare proposte nel caso si decidesse per un’azione a livello Ue”, conclude l’Eba. Una strategia comunitaria è preferibile, secondo l’Eba, per evitare frammentazioni normative tra i paesi Ue che distorcono il mercato e pongono il rischio di concorrenza sleale.
Sugli asset digitali si è espressa anche l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) sottolineando che le regole per lo scambio di strumenti finanziari nell’Ue valgono solo per alcuni cryptoasset e l’applicazione non è sempre facile; per molti altri il quadro regolatorio esistente è inadeguato e “ciò pone concreti rischi per gli investitori che restano scarsamente protetti”. Anche l’Esma suggerisce una risposta su scala europea.
Già un anno fa l’Esma ha messo in guardia gli investitori sui rischi connessi con l’acquisto di criptovalute nelle Ico, il sistema di crowdfunding online particolarmente utilizzato dalle start-up ma che, secondo l’Esma, è volatile, non trasparente e basato su tecnologie non testate.