Prevenire è meglio che lasciarsi spiare. Devono averla pensata così i vertici del governo russo dopo aver assistito e preso parte alle vicende di Edward Snowden, la talpa dell’Nsa che rivelò quanto strette siano le maglie della sorveglianza americana anche su Mosca. E sul tavolo degli imputati, oltre ai funzionari della Cia, sono finiti anche alcuni big dell’hi-tech e delle telecomunicazioni, che hanno messo al servizio degli 007 i propri standard per la scrittura di codici e i propri database.
Per prendere le dovute precauzioni la settimana scorsa il ministro delle Comunicazioni Nikolai Nikiforov ha incontrato Peter Engrob Nielsen e Vyacheslav Orekhov, rispettivamente il numero di Apple e il managing director di Sap in Russia. Nikiforov, spiega un comunicato del ministero, ha chiesto loro di consegnare al governo i codici sorgente dei software prodotti e distribuiti dai due marchi. Formalmente, la nota dice che la richiesta ha l’obiettivo di garantire il diritto alla tutela della privacy per i consumatori e per le imprese, da cui discenderebbe anche la difesa della pubblica sicurezza. Ma Nikiforov non si è nascosto dietro un dito: “Le rivelazioni di Snowden nel 2013, insieme alle dichiarazioni dell’amministrazione americana che minaccia un giro di vite della sorveglianza sulle nostre attività, pongono un serio problema di fiducia rispetto ai software stranieri”, ha dichiarato il ministro.
Il riferimento alla possibilità che l’Nsa abbia sfruttato l’enorme diffusione di sistemi operativi, gestionali e applicazioni per raccogliere (anche grazie alla fattiva collaborazione delle compagnie private) dati sugli utenti privati è evidente. “Naturalmente le società che apriranno i codici sorgente dei propri programmi non hanno alcunché da nascondere, mentre quelle che non intendono collaborare con noi su questo fronte potrebbero avere prodotti con altre funzionalità non dichiarate”, ha aggiunto sibillino Nikiforov, citando come esempio virtuoso il caso di Microsoft, che a partire dal 2003 ha condiviso il codice di Windows con Atlas, l’istituto tecnologico che fa direttamente capo al ministero delle comunicazioni russo e definendo “incerte” le future commesse statali per i produttori di software che non intendono collaborare. Il rischio a questo punto, soprattutto per Sap, è che si spiani la strada agli sviluppatori di applicativi open source.
O bere o affogare, insomma. Né Apple né Sap hanno commentato l’incontro, ma qualunque cosa decideranno di fare, gli scenari che si prospettano minacciano il business di entrambe le aziende. Mantenere il riserbo e farsi un potente (anzi, il più potente) nemico in uno dei mercati più strategici del globo, oppure aprire i codici e permettere alla concorrenza di attingere a piene mani ai gioielli di famiglia?