Internet e la digitalizzazione hanno reso più facile, veloce e più economico creare, duplicare e disseminare i contenuti (musica, film e video, libri, ecc.). Questa straordinaria trasformazione ha determinato un’attenzione crescente sul sistema di protezione della creatività che va sotto il nome di proprietà intellettuale.
L’Ocse è stato un antesignano nell’analizzare l’impatto che Internet e le tecnologie digitali hanno avuto sull’evoluzione della proprietà intellettuale completando già tra il 2005-2008 una serie di studi (musica, cinema, editoria e informazione) in cui si affrontava il profilarsi del “dilemma digitale” ovvero la ricerca di un giusto equilibrio tra diffusione dei contenuti, favorita da Internet e dalla digitalizzazione, e tutela della proprietà intellettuale. Nel 2011 la Oecd Council Recommendation on Principles for Internet Policy Making sottolineava che “effective protection of intellectual property rights plays a vital role in spurring innovation and furthers the development of the Internet economy”.
Nel 2013, l’Ocse ha lanciato un approfondito studio dal titolo Knowledge-Based Capital (II) – Intellectual Property Pillar (Dsti/Iccp(2014)17/ Chap. 1-9) il cui obiettivo è stato quello di esaminare, da un lato, l’interazione tra sviluppo tecnologico e il sistema della protezione della proprietà intellettuale e, dall’altro, di provare la crescente importanza della creatività e innovazione per stimolare la crescita economica e il benessere sociale. Insieme alla R&S, il design, i dati, la proprietà intellettuale – brevetti e diritto d’autore – è infatti considerata una nuova classe di beni, il cosiddetto knowledge-based capital (Kbc). Il rapporto dimostra come la performance economica della proprietà intellettuale (Intellectual Property–IP) e in particolare, del diritto d’autore (copyright), sia stata relativamente forte.
Evidenzia inoltre che gli investimenti in capitale protetto dall’IP crescono con maggiore velocità degli investimenti in capitali tangibili e i salari nei settori IP-intensive sono più alti che nei settori non-IP intensive. I settori copyright-intensive hanno avuto risultati particolarmente buoni anche durante la crisi finanziaria globale e hanno superato altri settori nella creazione di nuovi posti di lavoro. L’analisi sottolinea tuttavia la mancanza di coerenza tra le giurisdizioni dei diversi paesi rispetto ai principi e agli standard che sono alla base delle leggi sulla protezione intellettuale. Questa difformità ha un effetto non trascurabile poiché impedisce una visione univoca sugli obiettivi del copyright e su cosa debba essere protetto. L’Ocse invita dunque i governi a ricercare principi comuni alla base delle leggi sul copyright e avviare una discussione sulla ridefinizione del copyright non solo come dispositivo per la protezione del diritto dell’autore ma anche come strumento per la promozione dell’innovazione.
Lo studio è corredato da un capitolo sugli approfondimenti paese (Copyright in the Digital Era: Country Studies) che alla luce dei cambiamenti introdotti dalla crescita di Internet, dalla digitalizzazione, e da un mercato per i contenuti digitali sempre più globale, illustra la performance dei settori copyright-intensive e la loro evoluzione in ogni paese preso in esame. Ogni sezione riassume le principali caratteristiche della normativa di ciascun paese e la sua eventuale evoluzione, ed evidenzia i principali temi di policy in discussione all’interno di ciascun contesto economico.
Tra i 12 paesi presi in esame c’è anche l’Italia (altri paesi sono Australia, Canada, Cile, Egitto, Ue, Giappone, Corea, Polonia, Svizzera, UK e Usa).
L’approfondimento è stato redatto dal Segretario Ocse con il contributo fattivo di tutti gli stakeholder nazionali sia del settore pubblico sia di quello privato in un’ottica di fattiva collaborazione e di mediazione tra le diverse posizioni. Si riporta di seguito un grafico sul contributo del settore “copyright intensive” al Pil del nostro Paese. Lo studio sullo Ipr va dunque visto come contributo trasversale alla Ministeriale e in particolare alla discussione sul valore economico dei beni intellettuali (intellectual assets). In particolare sarà utilizzato come background per il dibattito del Panel 1.1. The Economic and Social Benefits of the Open Internet.
Stay tuned per i futuri aggiornamenti sulla Ministeriale.