Il mercato musicale italiano chiuderà il 2020 all’insegna della crescita grazie al digitale. I dati dei primi 9 mesi dell’anno, elaborati da Deloitte per la Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana) sono infatti al rialzo rispetto a un anno fa e paradossalmente è stata proprio la pandemia da Covid19 a mettere il turbo ai ricavi.
Nonostante la contrazione del segmento “fisico” – il solo segmento dei Cd registra una flessione del 40% – anche se e-commerce e bonus cultura hanno in parte limitato le perdite, lo streaming ha fatto balzare il fatturato complessivo del mercato musicale del 3,8% anno su anno. Gli abbonamenti da streaming hanno registrato una crescita record del 30% e valgono l’80% dei ricavi contro il 67% di un anno fa. Un piccolo rallentamento si registra nella “porzione” streaming ad-supported che è comunque cresciuto del 10 % e per quel che riguarda il video streaming, alias YouTube, cresciuto del 15,4 % rispetto al 2019.
“Il 2020 è stato un anno molto complesso per la musica, con tour cancellati e conseguenze su tutto il settore del live. A questo ha tuttavia fatto da contraltare una crescita dell’utilizzo delle piattaforme di streaming nel nostro con un forte salto che in dinamiche normali avrebbe richiesto anni. Se alla fine del 2019 lo streaming rappresentava intorno al 70 % oggi ha superato l’80% – commenta il presidente della Fimi Enzo Mazza -. Le imprese discografiche che hanno affrontato la rivoluzione digitale negli anni passati sono state in grado di reagire al lockdown ed alla pandemia riuscendo a produrre e pubblicare le novità anche durante questa situazione. Dall’altra parte i consumatori sono cresciuti con uno spostamento anche di pubblico più adulto sulle piattaforme dando un’ulteriore spinta al digitale”.