Decolla la stagione delle Ipo per le società del Web 2.0. Dopo
LinkedIn, che ha fatto sognare gli investitori con un balzo nel
primo giorno di contrattazione del 109%, adesso anche altre aziende
vogliono piantare bandiera a Wall Street.
Si tratta di Groupon e di Pandora. La prima si occupa di e-commerce
locale specializzato in offerte scontate, il cui successo è stato
adocchiato da Google, ma senza raggiungere alcun accordo. La
seconda è attiva nel settore dell’intrattenimento musicale,
offrendo Internet radio e servizi musicali adatti al pubblico degli
smartphone. Sono aziende molto giovani, poiché mentre Pandora è
stata fondata nel 2000, Groupon è partita solo due anni e mezzo
fa.
Nel frattempo volano già numeri da capogiro per la raccolta dopo
il collocamento, che per Groupon dovrebbe arrivare a 750 milioni,
mentre per Pandora a 141 milioni di dollari.
In particolare Groupon punta a raccogliere 750 milioni di dollari
dalla Ipo. La documentazione è stata consegnata alla Sec ed a
seguire la quotazione sarà la banca d’affari Morgan Stanley. Il
gruppo, che basa il proprio modello di business sulle vendite di
coupon, ha rifiutato in passato una acquisizione aurea che avrebbe
portato l’azienda sotto la proprietà di Google e da quel momento
in poi il progetto è quotidianamente sotto esame: nel momento in
cui il rifiuto è stato sancito, infatti, la quotazione pubblica è
immediatamente stata identificata come possibile soluzione
alternativa ed oggi tutto il potenziale del progetto va quindi a
cercare a Wall Street la propria monetizzazione.
Nella comunicazione alla Sec, Groupon certifica di aver perduto 413
milioni di dollari nel 2010 con entrate nello stesso anno pari a
713 milioni. Nel primo trimestre del 2011 le entrate sono già pari
a 645 milioni, fotografando così una crescita abnorme sulla base
di spese di marketing destinate ad andare in perdita. Il gruppo
attesta di avere oggi in forza 83 milioni di iscritti alle proprie
newsletter e di aver venduto 30 e 28 milioni di coupon
rispettivamente nel 2010 e nel primo trimestre del 2011.
7000 dipendenti ed una crescita del 2241% tra il 2009 ed il 2010
sono però cifre che dicono poco sul potenziale reale del gruppo.
Quel che oggi Groupon va a sottoporre al giudizio della finanza è
la bontà di un’idea rivelatasi immediatamente esplosiva, ma al
tempo stesso piena di minacce. Il mercato dei coupon vede infatti
nomi quali LivingSocial o Google nutrire grandi ambizioni e non è
detto che nel lungo periodo possa essere proprio Groupon ad imporre
il proprio verbo.
Quel che è certo è il fatto che oggi Groupon sia
indiscutibilmente il leader del settore e che in certi ambiti la
precedenza sia un diritto decisivo per le proprie sorti economiche.
La Borsa darà il proprio giudizio a breve e nel frattempo
l’azienda auspicherà un esordio simile a quello che ha portato
LinkedIn a veder raddoppiato il proprio valore in appena 24
ore.
Groupon sarà contraddistinto a Wall Street dalla sigla “Grpn“.
Ed il suo valore iniziale sarà pari a 750 milioni di dollari. Il
resto della storia lo scriveranno gli investitori interessati alla
scommessa.